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Incontri sui temi della Cultura

Approfondimenti

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“MARZIA”
Fanzine di Science Fiction – Numero Unico Ottobre 1974
A cura di Gianfranco Ghironi e Giorgio Saba - Autori Vari
Illustrazione di copertina di Sebastiano Solinas


Illustrazione cover fanzine di Sebastiano Solinas

Dopo una meticolosa ricerca, il caro amico Giorgio Saba, ha ritrovato dopo ben 42 anni, in buone condizioni, solo lievemente sbiadito e ingiallito dal tempo trascorso in una soffitta, il mitico numero unico di Science Fiction “MARZIA”. La cosiddetta “fanzine” (pubblicazione per amatori o appassionati), era stata prodotta da Gianfranco Ghironi e Giorgio Saba stesso, dell’allora sezione cagliaritana del Centro Cultori Science Fiction (CCSF), locata presso l’associazione polivalente Centro Culturale “Il Circolo” di cui erano soci, avente all’epoca sede in Cagliari, nella via Giovanni Antonio Piccioni n. 80, nel quartiere storico di Villanova.
La medesima associazione aveva, suo malgrado, dovuto sospendere l’attività nella storica sede nel 1985, perchè il locale, utilizzato in affitto, era stato venduto dal proprietario per fini commerciali. E’ proseguita poi, utilizzando le abitazioni dei soci per le riunioni e siti esterni, per lo svolgimento delle manifestazioni programmate (quasi tutte svolte in ambito musicale, classico e jazz), fino all’anno 1990 ca, in cui ha cessato definitivamente le attività.
La sede centrale nazionale del CCSF, diretta allora dagli infaticabili e competenti Gianluigi Missiaja e Gian Paolo Cossato, nel periodo di produzione della “fanzine”, era ubicata a Venezia nella via Cannaregio.
Il documento, realizzato nel mese di ottobre dell’anno 1974, con l’uso di matrici semplici per i testi, battuti con una macchina da scrivere portatile marca Olympia mod. “Traveller de Luxe”. Per la copertina, invece, venne utilizzata, una matrice “elettronica”. Il tutto venne stampato poi, con un ciclostile a manovella “Rex Rotary”, su fogli di carta formato cm. 22x35,5, presso l’ARCI/UISP avente sede, all’epoca, nella piazza Costituzione n. 21 a Cagliari.
L’originale consta di 29 pagine complessive, stampate fronte e retro, ad eccezione della copertina, e contiene articoli e contributi redatti da Gian Paolo Cossato, Giovanni Mongini e Piero Zanotto, oltre a quelli dei curatori Gianfranco Ghironi e Giorgio Saba.
La “fanzine”, fu redatta, stampata e distribuita, ad appassionati di fantascienza a tutto tondo (letteratura e cinema, illustrazione e comics), in occasione del 3° anniversario di fondazione (gennaio 1972-gennaio 1975) del Centro Culturale “Il Circolo”, una dinamica e intraprendente associazione territoriale di base.
“Marzia”, venne accolta freddamente dai benpensanti locali dell’epoca, che non ne compresero il “significato”, ritenendola quasi un prodotto della piccola borghesia snob, non meritevole di attenzione socio-politica, dimenticandosi di valutarla nel merito delle proposte artistico-culturali. In loco, l’unico giornalista che gli dedicò ampio e dettagliato spazio, fu il compianto Alberto Rodriguez, che ne capì le motivazioni e le proposte, tanto da dedicargli un lungo e dettagliato articolo intitolato "Il futuro in celluloide", pubblicato il 22 ottobre 1975 sulla terza pagina, dedicata alla cultura, del quotidiano “L’Unione Sarda”.
Altro motivo di orgoglio fu la positiva valutazione di Giampaolo Cossato, allora vicepresidente del CCSF di Venezia, già scrittore, traduttore, giornalista e organizzatore di eventi. Lo stesso, oltre agli elogi per i contenuti divulgati e l’iniziativa in sé, mi fece notare un particolare di non poco conto. Nella presentazione della pubblicazione, da me e Giorgio Saba definita più italianamente e semplicemente “bollettino”, avevo erroneamente attribuito al neologismo “fanzine”, il significato di rivista trattante argomenti fantastici e/o fantascientifici (ritenendo che il termine derivasse da “fantastic-magazine”), anziché quello più corretto di pubblicazione per amatori, appassionati, sostenitori. In inglese “fan”, per l’appunto. Da allora, per non sbagliare ancora, ho preferito non produrre più “fanzine” e, che mi risulti, nemmeno Giorgio Saba. Scherzo ovviamente, perché il motivo non è stato questo.
Concludo questo mio “excursus” sulla pubblicazione, ringraziando sentitamente il caro amico Giorgio Saba, per aver dedicato non poco tempo, alla ricerca nel suo “archivio” privato (leggasi soffitta), del numero unico di cui trattasi, di cui ha curato anche la scansione di tutti i fogli e la loro reimpaginazione, resasi necessaria a causa delle loro maggiori dimensioni, rispetto al piano dello scanner f.to A4. Il documento così riprodotto, è numerato da 1 a 23, ivi compresa la "cover". Il risultato del suo certosino lavoro di assemblaggio, è visionabile nel documento in PDF richiamabile integralmente dall’archivio interno, cliccando sullo specifico link attivato in questo stesso website.
(Gianfranco Ghironi)

COMMENTO di GIORGIO SABA dalla sua PAGINA FACEBOOK

https://www.facebook.com/giorgio.saba1?fref=nf&pnref=story


<Parlare del passato, di qualcosa fatto 42 anni fa da due ragazzi allora poco più che ventenni, io e Gianfranco Ghironi, è un volo nella memoria. Qualche tempo fa io e Gianfranco ci siamo ritrovati, dopo un lunghissimo tempo in cui ci eravamo persi di vista, ed abbiamo incominciato a rivangare e mettere insieme i nostri ricordi di quel periodo meraviglioso che abbiamo vissuto al Centro Culturale Il Circolo di via Piccioni. E' stato per me di un'importanza basilare perché, oltre ad aver conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie e la madre di mia figlia, grazie al Circolo mi son ritrovato coinvolto in un mare di cultura in quelli che forse sono stati gli anni più vivi e attivi di Cagliari, ho avuto la fortuna di conoscere di persona gruppi musicali importanti, come gli Inti Illimani e Los Folcloristas, di poter assistere come membro dello staff, quindi a qualche metro di distanza, ai primi concerti a Cagliari di Guccini e De André, di ritrovarmi in un indotto in cui si passava dal concerto di chitarra classica di Gino Mazzullo a quello di free jazz di Gaetano Liguori, in cui cominciavamo a fare i primi passi noi, come gruppo musicale del Circolo, ed il gruppo Nuova Generazione, con Elena Ledda, Mauro Palmas, Eugenio Lugliè, tanto per citare qualcuno dei nomi che ricordo. Un periodo in cui da mediocre suonatore di canzonette sono diventato mediocre studente di chitarra classica, mediocre flautista e mediocre tante altre cose, ma comunque qualche gradino ad di sopra del livello musicale in cui stazionavo. Una delle tante cose di cui io e Gianfranco abbiamo parlato è stata l'esperienza di Marzia. Marzia è una fanzine di fantascienza, genere letterario di cui mi nutro da sempre e di cui condivido la passione con Gianfranco. Dopo aver rinverdito con lui i fasti ed i vari passaggi temporali, un tarlo mi volava dentro la scatola cranica, un ricordo quasi sbiadito: era possibile che in soffitta, tra le tante cose, libri, documenti e carabattole, ci fosse anche una copia di Marzia? E le copie, tre, saltano fuori. Un nuovo piacevolissimo incontro con Gianfranco e Marina, ai quali spetta una copia di Marzia, un diritto oserei dire divino, un breve lavoro allo scanner e con un OCR, ed ecco di nuovo Marzia disponibile a chi abbia voglia di leggerla. Per quanto riguarda il mio articolo, vi chiedo di avere clemenza, ero solo un ventenne volenteroso ma ignorante, oggi forse l'articolo non lo scriverei perché ho la consapevolezza di quanto sono ignorante. Il resto fila ancora liscio come l'olio, un'istantanea piacevolissima della situazione socio-culturale di quegli anni con particolare attenzione al campo della fantascienza. Chi leggerà Marzia tenga ben presente che il Centro Culturale Il Circolo non esiste più, e che, quindi, nomi e recapiti di via Piccioni fanno ormai riferimento a persone che nulla hanno a che vedere con Il Circolo o coi noi. Gianfranco è il curatore della Piazzetta News, interessantissimo nonché coltissimo sito che si occupa di cultura ed arti varie, e su cui ha ospitato la resurrezione di Marzia, ed io sono qui su facebook, e siamo entrambi a vostra disposizione, se vi dovesse sorgere qualche curiosità in merito.>.
(Giorgio Saba)

Approfondimenti sui curatori/redattori della fanzine "Marzia"


Foto di Gianfranco Ghironi - LinkedIn

Gianfranco Ghironi, oggi pensionato quale Docente della P.I. MIUR, è presente su Internet, con il website “La Piazzetta news”, che cura personalmente, trattando  tematiche d'Ambiente & Arte, Cultura & Società a 360 gradi, nonché sui Social Media/Network, Twitter e LinkedIn.
Si occupa ancora di “science-fiction”, seppure in modo non continuativo e approfondito, soprattutto rileggendo qualche classico e guardando film di buona qualità. Gli piacciono la buona Musica (Classica & Rock, Folk & Pop, Blues & Jazz), le Arti Visive/Visuali, il Cinema e lo Sport (praticamente tutte o quasi le discipline), con particolare predilezione per i giochi di squadra nelle discipline del Calcio, della Pallacanestro, della Pallavolo, della Pallanuoto e della Pallamano. Di quest'ultima disciplina è stato Allenatore giovanile 1° livello, Istruttore CAS/CONI, Direttore Sportivo, Dirigente e Presidente societario, Consigliere Provinciale e Regionale FIGH Sardegna.


Foto  di Giorgio Saba  - Facebook
  
Giorgio Saba, anche lui pensionato, quale ex dipendente del Ministero della Difesa, esperto di elettronica e informatica, è rintracciabile sul Social Media Facebook, ove cura una propria pagina, in cui pubblica articoli di vario genere e natura.
Non ha mai smesso di occuparsi di “science-fiction”, anzi, ha ulteriormente incrementato la sua splendida e ricca cine-biblioteca personale con nuove acquisizioni, sia in campo cinematografico che letterario e fumettistico. Quando ha tempo, traduce in italiano interi volumi di SF acquisiti in lingua inglese. E' anche appassionato di musica e buon esecutore, giacchè non gli mancano le competenze per eseguire brani alla chitarra classica (è stato allievo del maestro Gino Mazzullo, Docente al Conservatorio di Cagliari) o altri strumenti, come, ad esempio, il charango ed il flauto traverso. Possiede una bella collezione di strumenti musicali, anche acquistati rovinati, che, sapientemente, da provetto liutaio, è riuscito a riparare in maniera egregia e funzionale, nella forma e nel suono. Svolge anche attività sportiva nella disciplina del Karate e si applica nello svolgimento del Tai Chi, con la guida del maestro Giorgio Marras.

Di seguito, la sequenza degli articoli/contributi riportati nella “fanzine”.

- COPERTINA
Riproduzione dell’illustrazione in b/n “Le Ombre”, realizzata a china su cartoncino cm. 50x70, dal grande amico di vecchia data Sebastiano Solinas, buon disegnatore, anche lui appassionato di fantascienza, oltreché di fumetti e film western.

- SOMMARIO

- PRESENTAZIONE
Curata da Gianfranco Ghironi e Giorgio Saba, soci del Centro Culturale “Il Circolo” e della sezione cagliaritana del CCSF di Venezia.

Pag. 1
Gianfranco Ghironi - La 1^ rassegna sarda d’arte fantascientifica
Pag. 6
Giorgio Saba - Cos’è la fantascienza
Pag. 12
Piero Zanotto - I “comics” di fantascienza
Pag. 19
Giovanni Mongini - Cinema e fantascienza
Pag. 22
Gianfranco Ghironi - Arte e fantascienza
Pag. 25
Gian Paolo Cossato - L’attività del Centro Cultori Science Fiction di Venezia
Pag. 26
Gianfranco Ghironi - Un esempio di ciò che si può fare, con pochi mezzi e molta volontà

NOTE

Sotto il titolo è riprodotta l’illustrazione intitolata “Le Ombre”, realizzata a china su cartoncino cm. 50x70 dall’amico Sebastiano Solinas, utilizzata poi per comporre la copertina di “MARZIA”. In seguito, Bastianino, come era chiamato dagli amici stretti, me ne fece una bella riproduzione, ancora meglio disegnata dell'originale, direttamente pirografata su vetro. Lo ringrazierò sempre, per questo omaggio e per la stima che mi ha asempre dimostrato, in cinquant'anni di amicizia.  
E’ possibile leggere tutti i contenuti della fanzine MARZIA, grazie alla scansione delle pagine eseguita dall’amico Giorgio Saba. Clicca link alla scritta sottostante o all'immagine formato "small"

MARZIA - DOCUMENTO INTEGRALE in FORMATO PDF



Il FUTURO in CELLULOIDE | ARTICOLO di ALBERTO RODRIGUEZ | L’UNIONE SARDA del 22/10/1975


A margine di queste note, è inserita l’immagine di uno dei manifesti cm. 70x100 dell’EUROCON 1 - Congresso Europeo di Fantascienza - che si svolse a Trieste dal 12 al 16 luglio del 1972.
La fotografia riprende un manifesto (ridotto male dall’incuria e dal tempo), in cui è riprodotto un dipinto astratto realizzato dall'artista MADELEINE, compreso nelle “250 opere della storia spaziale, realizzate dal 1953 al 1960 – Opere presso la NASA, la National Gallery di Washington ed altre importanti gallerie”.
Il medesimo mi venne inviato da Giampaolo Cossato, unitamente ad un altro molto bello (che riproduce una gigantesca lumaca, che "cammina" sopra un grattacielo, con attaccata sulla conchiglia, una candela accesa di cera colante), alfine di pubblicizzare a Cagliari l’importante manifestazione fantascientifica triestina. Il manifesto in questione, è riprodottp in calce al presente articolo.
(GiGhi)


Uno dei manifesti dell'Eurocon 1 di Trieste, 1972

Approfondimenti sugli autori esterni e sulla “science fiction” in generale

All’origine del fandom italiano: gli anni sessanta
Articolo di Riccardo Valla – 1 novembre 2001
http://www.fucinemute.it/2001/11/allorigine-del-fandom-italiano-gli-anni-sessanta/

Guida al Fumetto italiano - Franco Fossati, articolista e sceneggiatore
Scheda redatta da Cristiano Zecchino il 14 luglio 2016
http://www.guidafumettoitaliano.com/guida/persone/persona/145

Catalogo Vegetti della letteratura fantastica
Gianluigi Missiaja
http://www.fantascienza.com/catalogo/autori/NILF18033/gianluigi-missiaja/

Catalogo Sf, Fantasy e Horror, a cura di Ernesto VEGETTI, Pino COTTOGNI ed Ermes BERTONI (cronologico per Autore)
http://www.catalogovegetti.com/catalogo/A0086.htm

Introduzione della rivista di S.F. “Robot” da parte di Vittorio Curtoni
http://www.fantascienza.net/robot/intro.html

Il premio Italia - riconoscimento della fantascienza e del fantasy in lingua italiana
https://it.wikipedia.org/wiki/Premio_Italia

Servizio Bibliotecario Nazionale
Polo regionale del Veneto
Gian Paolo Cossato, organizzatore di eventi, scrittore e traduttore di S.F.
http://opac.regione.veneto.it/SebinaOpac/Opac?action=search&thAutEnteDesc=Cossato%2C+Gianpaolo&startat=0

Urania collezione
http://www.fantascienza.net/uraniandco/Collu002.html

Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore
http://catalogostorico.fondazionemondadori.it/opac.php?start=0&mode=view&rpp=10&orderby=Titolo&loc=N&screen=ricerca1&list=Autore%7CCossato%2C+Gianpaolo

Giovanni Mongini – Scheda Wikipedia
scrittore, produttore cinematografico, saggista e critico cinematografico italiano di fantascienza.
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Mongini

La zona morta – Giovanni Mongini
http://www.lazonamorta.it/lazonamorta2/?p=6807

Giovanni Mongini – Profilo su propria pagina Facebook
https://www.facebook.com/vannimongini

Una giornata a Venezia con Piero Zanotto (giornalista, critico ed esperto di “comics”)
http://www.borderstudio.it/una-giornata-a-venezia-con-piero-zanotto/

È morto Piero Zanotto, fu tra i fondatori del Festival di Fantascienza di Trieste
http://www.fantascienza.com/21295/e-morto-piero-zanotto-fu-tra-i-fondatori-del-festival-di-trieste

Piero Zanotto – Bio-Bibliografia minima
http://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/z/zanotto_piero.htm

INTERCOM – Science Fiction Station - Website
Sezione - M-Altre fanzine e riviste (recensione sintetica)
“Marzia, a cura della sezione cagliaritana del CCSF (Centro Cultori Science Fiction), Gianfranco Ghironi e Giorgio Saba, Cagliari: n. unico, ’74: saggi, fra i quali di Giampaolo Cossato e Giovanni Mongini”.
http://www.intercom-sf.com/modules.php?name=Encyclopedia&op=content&tid=8482


Uno dei manifesti dell'Eurocon 1 di Trieste, 1972 (link fonte)

Altri approfondimenti sulla Fantascienza

Convention Review - Eurocon 1 – The First Eurocon
http://www.concatenation.org/conrev/eurocon_1_1972.html

Website "Checkpoint20"
http://checkpoint.ansible.uk/cp020.html#01


Trieste Science+Fiction Festival | 1-6 novembre 2016
http://www.sciencefictionfestival.org/

Eurocon – Convegni/Congressi internazionali di Science Fiction
https://en.wikipedia.org/wiki/Eurocon

Il Subbio - Arte e Letteratura di Science Fiction - Antologia Eurocon 1, Trieste 1972
http://www.ebay.it/itm/Aldani-Gasparini-Cremaschi-SUBBIO-ARTE-E-FANTASCIENZA


Italcon - Convegno Italiano del Fantastico e della Fantascienza
https://it.wikipedia.org/wiki/Italcon

"City - Circolo d'immaginazione" | Fandom | Storia del Club City (2)
https://clubcitymilano.wordpress.com/2015/06/13/storia-del-club-city-2/

"City - Circolo d'immaginazione" | Fandom | Storia del Club City (3)
https://clubcitymilano.wordpress.com/2015/06/13/storia-del-club-city-3/

"City - Circolo d'immaginazione" | Fandom | Storia del Club City (6)
https://clubcitymilano.wordpress.com/2015/06/14/storia-del-club-city-6/

Nathan Never compie questo mese 25 anni. Abbiamo incontrato suo padre: Antonio Serra
http://zero.eu/persone/intervista-antonio-serra/

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"SCONFINATE UTOPIE"
Marina Cafè Noir 2016
Festival di Letterature Applicate XIV edizione
Cagliari, dal 30-08 al 04/09/2016 nei quartieri
Marina | Castello| Villanova | Stampace | Poetto



<Quattordicesima edizione per il festival cagliaritano.

Tra gli ospiti Alan Pauls, Rita Indiana, Sam Millar, Wu Ming, Karim Franceschi, Marco Missiroli, Paco Roca, Andrès Neuman, Franco La Cecla, Marco Aime, Hervè Le Corre, Michela Murgia, Francesco Abate, Marcello Fois e altri ancora.

Da martedì 30 agosto a domenica 4 settembre 2016 torna a Cagliari il Marina Cafè Noir - Festival di Letterature Applicate: Sconfinate Utopie è il tema della rassegna che taglia quest’anno il traguardo della quattordicesima edizione.
La formula del Festival, la sua attitudine, rimane quella di una manifestazione popolare e gratuita, stradaiola e libertaria, che animerà il cuore della città, tra il Terrapieno e il Giardino sotto le mura, con incontri, dibattiti, reading e concerti.
Ospiti internazionali, gli autori italiani più interessanti, gli scrittori sardi più apprezzati e quelli emergenti compongono il cast dell’edizione 2016 del Festival.
Festival che lancia anche una campagna di crowdfunding, per far fronte alle ristrette economie causate dalla decisione della Fondazione di Sardegna di escludere, per il secondo anno consecutivo, l’associazione culturale Chourmo dai finanziamenti di settore.

Il Festival

La quattordicesima edizione del Marina Cafè Noir si apre all’insegna dell’utopia, del futuro che ci aspetta, di una donchisciottesca visione delle cose che è ancora, a distanza di tanti anni dalle prime, pionieristiche edizioni, la bussola che guida le scelte e orienta le direzioni del gruppo dell’Associazione Chourmo, storico organizzatore del MCN, il decano dei Festival di Letteratura sardi.
Come da alcuni anni, visti i numeri davvero sorprendenti – nell’ordine di diverse migliaia a serata – di spettatori e fruitori del Festival, MCN avrà cuore e testa in quello che è stato definito il Villaggio Chourmo, ovvero l’area tra il Terrapieno e il Giardino sotto le Mura, al crocevia tra i quartieri di Villanova, Castello e Marina (e con diversi appuntamenti, prima, dopo e durante i sei giorni, dentro i vari rioni storici).  Un’area che per alcune sere verrà liberata dalla macchine e restituita ai pedoni. Grazie alla collaborazione con la Mem-Mediateca del Mediterraneo, dove si terranno i molti laboratori, sarà coinvolto anche il quartiere storico di Stampace.
Il Festival avrà declinati, nelle varie fasce giornaliere, i suoi tanti appuntamenti per oltre cinquanta eventi complessivi. Si comincerà con gli incontri per i più giovani e le famiglie (quest’anno affidati al Festival Sa Ruga), quindi il via agli appuntamenti con i tanti ospiti, alle conversazioni a tema e alle tavole rotonde informali, sino ai momenti più spettacolari in seconda serata con i reading, le sonorizzazioni dei libri, i concerti sempre sul solco di un preciso filone letterario.
Non mancheranno, come sempre, gli ospiti internazionali: dal grande scrittore argentino per la prima volta in Sardegna Alan Pauls (da molti considerato l’erede più autorevole della grande letteratura sudamericana), all’astro nascente della graphic novel spagnola Paco Roca (in collaborazione con il Festival di fumetti internazionale Nues); da uno degli autori di noir più acclamati in Francia, Hervè Le Corre, che sta raccontando la parte nera della sua Bordeaux come l’amato Jean-Claude Izzo fece per Marsiglia, alla santodomingana Rita Indiana, figura chiave della letteratura caraibica, leader di una pop-band alternativa e attivista del movimento per i diritti LGBT; da Sam Millar, crime novelist di Belfast che dopo la lunga militanza nell’IRA e una leggendaria rapina a New York, è diventato uno degli autori irlandesi più apprezzati nel genere, al giovane sudamericano Andreas Neuman, per il quale il grande Roberto Bolano spese parole entusiaste e memorabili.
Spazio importante avranno gli autori italiani, portatori di una letteratura capace di confrontarsi con i grandi temi e con le trasformazioni del nostro tempo, da Marco Missiroli ai Wu Ming, da Gianna Coletti a Alessandro Bertante, dai grandi autori isolani di statura internazionale come Michela Murgia, Marcello Fois e Francesco Abate alle nuove voci della letteratura isolana come Cristian Mannu e Mauro Tetti.
Gli argomenti più vicini alle suggestioni e ai temi richiamati sin dal titolo (e storicamente presenti all’interno dei programmi MCN) saranno affrontati dallo scrittore e giornalista Alessandro Leogrande, che con il suo “La Frontiera” racconta come pochi altri il dramma immenso che sta attraversando il Mediterraneo; quindi da Franco La Cecla e Marco Aime, probabilmente i due antropologi oggi più conosciuti in Italia, che accompagnati da Andrea Staid condurranno il pubblico dentro il senso del pensare e fare un’antropologia “contro”; ci sarà Alberto Prunetti, scrittore, studioso dei movimenti antagonisti e autore, recentemente, di un libro prezioso come “PCSP”, dove racconta le resistenze, le ribellioni e le rivolte novecentesche della sua Maremma. La studiosa italo-egiziana Claudia Galal, accompagnata da Alessandra Marchi di Gramsci Lab,  racconterà invece cosa sta succedendo al Cairo nella sua parte culturalmente più vivace e underground, in un tempo in cui la politica nordafricana acquisisce toni sempre più violenti e repressivi. Con Karim Franceschi, unico combattente italiano della brigata anti-Is ad aver partecipato alla liberazione di Kobane, si parlerà della situazione sempre delicatissima e complessa che riguarda i territori curdi, mentre con Mimmo Lucano, sindaco del paese di Riace e considerato dal prestigioso “Fortune” uno dei cinquanta uomini più influenti del mondo, verrà raccontato il fortunato esperimento di convivenza tra popoli avvenuto nella cittadina calabrese da più di dieci anni. Con lo psichiatra Alessandro Coni, invece, sarà illustrato il progetto “Sentieri di Libertà”, un modo nuovo di pensare il camminare come terapia e cura individuale, sociale e del territorio. Con l’editore e scrittore Marco Cassini si farà il punto, insieme ai numerosi editori presenti al festival (Sur, EnneEnne, Milieù, Eleuthera, AgenziaX, Alegre) sulla forza e sul destino dei piccoli e medi editori a forte progettualità.  Con amici storici del Festival, come i giornalisti Marco Mathieu e Andrea Pomini, il poeta e traduttore Marc Porcu e lo scrittore Serge Quadruppani si approfondirà la conoscenza dei nostri autori e dei tanti spunti e argomenti a loro legati.
Il Marina Cafè Noir, come ogni anno, omaggerà alcune grandi figure della letteratura e dell’arte, amici del Festival e/o figure di riferimento etiche e culturali del gruppo organizzativo: saranno il grande scultore Pinuccio Sciola, il cantautore Gianmaria Testa, la scrittrice e traduttrice Joyce Lussu, lo scrittore Ciccito Masala e il poeta Miguel Hernandez a essere ricordati in vari modi durante le giornate.
Non mancheranno il consueto corollario di laboratori per bambini e adulti, le mostre negli spazi espositivi open-space del Festival e in alcuni locali del centro storico, oltre ai concerti, ai reading e alle produzioni originali targate MCN.
In programma anche una sorprendente anteprima che porterà il Festival in uno dei luoghi più amati e cari ai cagliaritani.>.

Il Tema "Sconfinate Utopie"

<"A cosa serve l’utopia? A camminare". Così, citando il mai troppo compianto Eduardo Galeano, scrivevamo a conclusione dell’editoriale di presentazione dello scorso MCN. E così apriamo quello dell’edizione 2016, la quattordicesima, ribadendo e allargando il concetto, sino a farle diventare sconfinate, le utopie di cui sappiamo e sentiamo di non poter fare a
meno, delle utopie che ancora ci spronano al cammino, pena l’immobilità più sventurata.
Sì, sono sconfinate le utopie che ci riguardano, che ci riempiono, ma sono sconfinate anche le utopie altrui, quelle, per essere chiari, di milioni di persone in fuga dalla guerra, dalla povertà, da una vita chiusa dalla cappa dell’avidità umana e proiettate verso un diritto di felicità che è di tutti, ma che non tutti possono esercitare. È a loro, spostando l’aggettivo
'sconfinate' al verbo imperativo, che verrebbe da suggerire l’oltrepasso di confine, lo sconfinamento necessario che fa diventare il mondo un po’ più giusto, un po’ più bello, quando e perchè in ballo c’è la vita stessa.
"Certo, sappiamo che è donchisciottesco, spesso, l’anelito alla libertà più grande, ma che possiamo farci? È la nostra attitudine, è la nostra abitudine, e la portiamo come s’indossa una scarpa vecchia ma comoda. Con nonchalance. Perché, a ben vedere, siamo negli stessi paraggi da quasi quindici anni. Paraggi fisici e mentali. 'Poche idee, ma in
compenso fisse'; così diceva ironizzando il grande Faber, che l’anno scorso abbiamo implicitamente omaggiato con il titolo che era il verso di una sua canzone (e quanto già ci manca Gianmaria Testa, a proposito di cantautori), e così abbiamo pensato quest’anno, quando abbiamo messo la parola 'utopia' a chiave di volta di tutta la programmazione del Festival, e ci siamo accorti che l’edificio reggeva che una meraviglia.
"Utopie sociali, utopie individuali, utopie di comunità, utopie di popolo, utopie e distopie, persino utopie in senso etimologico, cioè 'non luoghi', quando ci troviamo a ragionare in senso antropologico di cosa sta accadendo ai nostri spazi in comune. E poi
sconfinamenti, intesi anche come possibilità di ognuno di noi di andare oltre, di cercare altrove, di poter essere se stessi ovunque possa capitare di sentirsi davvero 'vivi'. Di questo proveremo a parlare, in questo Marina Cafè Noir, tra un incontro e un concerto, tra un reading e un laboratorio, tra un bicchiere offerto e un libro acquistato, nel cuore della nostra
città. Città che a volte ci sembra bella più di un’utopia, e a volte pensiamo invece che abbia bisogno di qualcuno che le dica di aprirsi di più, di essere più coraggiosa e generosa, di sconfinare. A ben vedere, i progetti culturali, quando non sono mera impresa, servono anche a questo. O forse, soprattutto a questo".>.
(Chourmo)

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APPROFONDIMENTI
Sardinia Post del 23/08/2016

Fonte news (testi e immagini)
Website "MCN - Marina Cafè Noir"
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“Salvatore Amara & The Easy Blues Band”
Blues, country, gospel, R&B, soul, funky, ballads&spirituals
Scheda sintetica artistico-musicale e composizione gruppo


Foto di Marco Sotgiu - Website www.musica.vivereacagliari.com

Composizione del gruppo musicale
Salvatore Amara (voce, chitarre, kazoo)
Roberto Loi (basso)
Fabio Cuccu (batteria)
Mauro Amara (tastiere)

Note
Salvatore Amara, è un chitarrista, cantante, autore e scrittore cagliaritano.
Nell’anno 1993, fonda la “Salvatore Amara & The Easy Blues Band”.
Nel 1995, vince il concorso regionale “Narcao Blues Festival”

Partecipa, inoltre, alle seguenti importanti manifestazioni

Narcao Blues Festival;
Rocce Rosse Blues;
Blues Festival di Munchwilen (Svizzera, Canton Turgovia);
Sulle strade del Blues, Festival di Cagliari c/o “Il Lazzaretto”.

Dal 2013 al 2016, collabora all’organizzazione e partecipa in modo continuativo alla I, II, III e IV edizione del Festival di Cagliari “Sulle strade del Blues”. Nel corso della sua carriera, ha suonato come supporter di Andy J. Forest, Ronnie Jones, B.B. King, Jeff Healey, Peter Green, John Mayall, Jack Evans & John Higgs, Herbie Goins, Jono Manson.

Discografia
1996 – Partecipazione Cd “Narcao Blues”;
1997 – Mc “Wanted Dead Or Alive”;
2011 – Cd “Back To The Blues”;
2014 – Cd “The Blues Catcher”; 2016 “Blues Is By Side”

Bibliografia
2015 – “Un Salto nel Blues”, saggio, edito dalla CUEC di Cagliari. Per ulteriori e maggiori dettagli, si reinvia alla specifica scheda, presente in questo website. Clicca link.

Per approfondimenti, leggi l'intervista
http://musica.vivereacagliari.com/intervista-salvatore-amara/

Leggi la biografia
http://musica.vivereacagliari.com/salvatore-amara/

Prossimo evento
Giovedì 18 agosto 2016, dalle ore 22.00 alle 0.30 circa, presso il noto locale open-air “Cayo Loco” (Cell. 338 606 7981), situato a “La Maddalena spiaggia”, nel Comune di Capoterra (CA).
Per l’occasione, verrà presentato il nuovo album "BLUES IS BY MY SIDE" (co-prodotto dal Green Studio di Ignazio Marcia), che vedrà la partecipazione straordinaria della cantante Valentina Frau.
Un repertorio originale e tradizionale di blues, country, gospel, R&B, soul, funky, ballads & spirituals.
L’evento, organizzato da musica.vivereacagliari.com, è realizzato in collaborazione con la “Floricoltura Daniela”, via Puccini 45 Cagliari (Tel. 349.6461124).



Fonte news (testo e immagini)
Pagina Facebook dell’Evento
Pagina Facebook del “Cayo Loco”

Info & Crediti

La foto della band, è stata prelevata dalla pagina FB dell’evento soprariportato, dal post di Marco Sotgiu, fondatore e direttore di musica.vivereacagliari.com, che è un appassionato di musica. Attualmente suona la batteria con il gruppo "Be Funk" di Cagliari, che si è esibito nella giornata inaugurale della IV edizione del Festival "Sulle Strade del Blues", svoltasi il 5 agosto 2016 c/o "Il Lazzaretto" di Cagliari.

Anche il testo, seppure da me riadattato parzialmente, è stato prelevato dalla fonte prima indicata. E' qui pubblicato ai fini della conoscenza del gruppo musicale "Salvatore Amara & The Easy Blues Band" e della diffusione del prossimo evento che li riguarda.
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BANDIDOS & BALENTES “Il CODICE NON SCRITTO"
Diretto e prodotto da Fabio Manuel Mulas
Film Cinema Internazionale 2016


Locandina del film

SCHEDA SINTETICA del FILM

Sardegna Has Fallen Official Trailer Promo #1 (2015) - Action Thriller Full Movie HD

Director
Fabio Manuel Mulas

Creator
Gianluca Pirastu

Screenplay
Tonino Pischedda

Assistant Director
Stefano Desole

Director of Photography and Editing
Stefano Desole e Fabio Manuel Mulas

Casting Director
Katia Corda

Column sound effects
Daniele Barbato Boe

Musica
Tenores Santa Sarbana Silanus

Cast
Tonino Pischedda, Katia Corda, Isabella Mele, Fabio Manuel Mulas Tre, Stefano Desole, Tore Sanna, Fabio Manuel Mulas, Gianna Angius, Elisabetta Contini, Luca Locci, Fabio Manuel Mulas, Mauro Daddi, Andres Altera, Pietro Deriu e Francesco Pinna


Scena del film

Note
Sardinia 1950 Full HD Cinema Copyright Ufficiale ©
Il film sarà in programmazione nelle sale cinematografiche verso la fine del mese di settembre 2016
Film Cinema Internazionale 2016, ogni riproduzione sarà punita in base alle norme vigenti, Legge 22 aprile 1941, n. 633 ©
Si ringrazia il regista e produttore Fabio Manuel Mulas, a cui esprimiamo il nostro più sincero "in bocca al lupo", che ci ha cortesemente concesso l'autorizzazione alla diffusione di quanto soprariportato, prelevato dall'omonima pagina di Facebook dedicata al film,

Pagina Facebook del film
Video su YouTube

Fonte news pagina Facebook (testo e immagini)
Film Bandidos e Balentes “Il codice non scritto”


Logo FB

Info e contatti
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Contact us on LinkedIn
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NURNET - La Rete dei Nuraghi
Fondazione di Partecipazione
http://www.nurnet.it/



CHI SIAMO

<Nurnet - La rete dei Nuraghi è una Fondazione di Partecipazione, costituita nel settembre del 2013 da sessantanove soci fondatori, che ha come scopo prevalente la promozione della cultura del periodo in cui sull'Isola svilupparono le civiltà pre e nuragica.

Lo scopo della Fondazione, IN SINTESI, è il promuovere un'immagine diversa della Sardegna nel mondo e da ciò generare economia turistica con tutti gli effetti benefici collaterali di filiera.

NURNET INOLTRE...

1. promuove, senza limitazione di strumenti, la propria crescita anche attraverso reti di relazioni sociali convenzionali o per il tramite di strumenti informatici (social network) animate da privati cittadini, operatori economici e pubbliche amministrazioni, che ne condividano le finalità culturali;
2. promuove, in via non esclusiva, la valorizzazione culturale del periodo protostorico della Sardegna;
3. promuove, ai fini della pubblica divulgazione, la realizzazione dell'archivio, geograficamente referenziato, concernente in particolar modo il patrimonio edilizio del suddetto periodo, realizzato anche utilizzando le tecniche GIS (Geographic Information System);
4. promuove, senza limite alcuno di mezzi e di territorialità, oltre che nel rispetto della propria finalità e del proprio scopo, ogni iniziativa culturale, di didattica, ricerca scientifica, spettacolo e, più in generale di aggregazione, utile all’approfondimento e alla diffusione della conoscenza della storia e della cultura della Sardegna;
5. promuove la riconoscibilità e la valorizzazione di ogni attività d’arte o d’impresa eseguita in Sardegna che, anche implicitamente, possa essere utile a consolidare e promuovere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro isolane;
6. promuove, al fine di accrescere la conoscenza del patrimonio culturale, storico e sociale della Sardegna, l’accesso dei giovani in ogni attività relazionale, organizzativa e tecnica dalla stessa realizzata>.

MISSIONE

1. Modificare l'immagine della Sardegna nel Mondo centrandola maggiormente sul lascito del periodo prenuragico e nuragico.
2. Generare una rete di relazioni sociali fondata sul senso di empatia per il paesaggio archeologico specificamente e il paesaggio della Sardegna in senso ampio.
3. Generare economia indotta attraverso tutte le attività collaterali che potranno essere sviluppate a favore del territorio in generale e della Fondazione medesima.
4. Migliorare il grado di conoscenza della loro identità storica, spesso andato smarrita a causa delle dimenticanze della letteratura italiana.
5. ...

SERVIZI

La Fondazione, in coerenza con i propri scopi statutari, esegue le attività di cui al precedente articolo 3 facendo ricorso alle prestazioni dei propri Membri, nel rispetto dei necessari requisiti di garanzia, esperienza, qualità, efficienza ed efficacia nelle prestazioni eseguite, secondo indirizzi del Consiglio di Gestione della Fondazione.
Al Consiglio di Gestione della Fondazione spetta l’individuazione dei settori d’intervento e delle attività che saranno gestite in forma diretta, conservando questi la facoltà di affidare a Terzi i compiti e le attività che non possono essere assolte dai Membri della Fondazione.

Per continuare a leggere, clicca il link specifico di reinvio a "Servizi"

TURISMO ed EVENTI

Itinerari (clicca link)
Gli Itinerari di Karabes - The Routes of Karabes - Die routen der Karabes



Il PROGETTO

"ADOTTA un NURAGHE", è un progetto che si basa sulle reti sociali dove diviene strategico rendere partecipe il cittadino sardo, o quello estero, appassionato della materia o innamorato della Sardegna, anche per la sostenibilità economica del progetto stesso.

Fra le differenti piattaforme di crowdfunding esistenti, il progetto andrebbe inserito in una che adotti il modello “Reward-based”, cioè basata su una ricompensa. Il piccolo o grande finanziatore riceverebbe, come forma di ringraziamento, un premio di valore simbolico o una ricompensa.> (... segue ...) Per continuare a leggere, clicca il link specifico di reinvio a "Il Progetto nelle sue articolazioni"

GLI ADOTTANTI ed i MONUMENTI già ADOTTATI
(clicca link)



INFO e CONTATTI

Fondazione di Partecipazione "Nurnet - La Rete dei Nuraghi"
Viale San Vincenzo, 43 -09123 Cagliari
Telefono e fax 0704525229 - 335480888
E-Mail: nurnet@tiscali.it
Website: http://www.nurnet.it
Facebook: https://www.facebook.com/pages/Nurnet-La-Rete-Dei-Nuraghi
C.F. 92201070924
IBAN - IT56H0305904823100000004918
(presso Banca di Credito Sardo - via Amat - Cagliari)

NOTA

Si ringrazia Antonello Gregorini che, per conto della Direzione di "NURNET - La Rete dei Nuraghi", ci ha cortesemente concesso l'autorizzazione alla diffusione di quanto soprariportato, prelevato dall'omonimo website della Fondazione di Partecipazione, di cui all'URL http://www.nurnet.it.

Fonte news (testo e immagini)
Website "NURNET - La Rete dei Nuraghi"
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RIFF/RAFF Cagliari
Gruppo musicale sorto nel 2001
Tribute Band to Great AC/DC



INFORMAZIONI sul GRUPPO

Nasce a Cagliari, quartiere di “Is Mirrionis”, nell’anno 2001, quale Cover Band che omaggia dichiaratamente il grande gruppo Rock australiano degli AC/DC.
All’inizio della sua attività, la band era costituita da quattro elementi: Giorgio Marras, Angelo Mirigliani, Paolo Flore e Leonardo Bitti. A questi, si unirà l’anno successivo il giovanissimo Marco Xaxa.
Attualmente, pertanto, la band è formata da uno stabile quintetto, come il gruppo d’ispirazione musicale originale (in ordine alfabetico):

Leo Bitti, in arte Leo Williams - Basso
Paolo Flore, in arte Paul Rudd - Batteria
Giorgio Marras, in arte George Young - Chitarra ritmica
Angelo Mirigliani, in arte Angel Johnson - Voce
Marco Xaxa, in arte Xaxa Young - Chitarra solista

Il gruppo non ha suonato e non suona soltanto in Sardegna, ma anche in molte altre parti d’Italia, riscuotendo consensi da parte del pubblico e anche dagli esperti del settore, tanto da essere ormai annoverato fra le prime tre Cover Band degli AC/DC nel nostro Paese.
Della loro storia musicale, si trova traccia nel web, sia a livello di documentazione/critica, che di audio/video, soprattutto su YouTube, ove sono inseriti diversi filmati relativi a esibizioni live, sia open che indoor. Più sotto, si forniscono alcune indicazioni di massima, con relativa attivazione di appositi link, per il reperimento immediato delle informazioni sulla Band.  Chi volesse saperne ancora di più, è invitato a cercare le informazioni tramite i motori di ricerca. Google su tutti.

RASSEGNA STAMPA del COMUNE di CAGLIARI
Articolo de “L'Unione Sarda” del 16/07/2010
Riff Raff, gli Ac-Dc sardi
http://www.comunecagliarinews.it/rassegnastampa.php?pagina=12575

SOUND4SOCIAL - RECENSIONE
http://www.sound4social.eu/it/artisti/map/

KALARIS EVENTI - RECENSIONE
Riff Raff Live – Kaste Social Pub – Cagliari – Venerdi 3 Maggioriff Raff Live – Kaste Social Pub – Cagliari – Friday May 3
http://www.kalariseventi.com/riff-raff-live-kaste-social-pub-cagliari-venerdi-3-maggio/

VIDEO su YOUTUBE
Riff Raff (CA) - Thunderstruck Live Parco dei Suoni - Riola Sardo. AC/DC tribute band
https://www.youtube.com/watch?v=MarFR2Tqv6k
Caricato il 7 set 2010
Video realizzato al Parco dei Suoni (Riola Sardo) da Claudio Porta, durante l'esibizione dei Riff/Raff di Cagliari (principale band tributo AC/DC in Sardegna) del 18-08-2010



INFO e CONTATTI

Facebook:
https://it-it.facebook.com/riff-raff-cagliari-47682057042/

Fonte news (immagini)
Pagina Facebook “Riff Raff - Gruppo Musicale Cagliari”
Ricerca in proprio tramite Google

Fonte testo (elaborato in proprio da GiGhi)


Nota
La foto grande sotto il titolo, prelevata dal post di Giorgio Marras, è presente nel servizio “Ferrarock to Corto Maltese with Riff Raff”, di cui all’URL di Facebook (clicca link)
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10208727742623176&set=gm.1672123143112257&type=3&theater
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DIRTY HANDS
Una band cagliaritana a tutto tondo, col blues e il rock nel sangue

Dal Blues, ma non solo, tradizionale a quello contemporaneo




Informazioni generali sulla Band

   Data di inizio
   Fondazione - giugno 2006
   Genere
   Rock/Blues
   Membri del gruppo
   William "WilliBoy Taxi" Rossi - Voce Armonica;
   Francesco Nieddu - Chitarra;
   Valter Spada - Basso;
   Tommaso Pintori - Batteria
   Città natale
   Cagliari
   Etichetta discografica
   Nessuna
   Descrizione breve
   Ecco i quattro simpatici zappaterra del rock blues, ispirati ma soprattutto assetati come e più di sempre :D
   
Biografia essenziale della Band


   I Dirty Hands si formano a Cagliari nell' estate 2006, dall' idea del chitarrista Francesco Nieddu. La sua intenzione è quel... Altro...
   Genere
   Uomo
   Posizione attuale
   Cagliari
   General manager
   Dirty Hands
   Influenze musicali
   Dal Blues tradizionale a quello contemporaneo. Tutto il Rock anni 70, l'hard rock e il Southern Rock caratterizzato dalle sonorità inconfondibili di
   band come ZZ Top, Gov't Mule...
   Interessi del gruppo
   Workin' on 2nd album!!!

Info e contatti

   Telefono
   
347 285 3241
   E-mail
   dirtiesliketheblonde@gmail.com
   Sito Web
   https://myspace.com/dirtyhands_sardinia
   Pagina Facebook

   https://it-it.facebook.com/Dirty-Hands

   Contatto stampa
   
William Rossi - 3472853241
   Agenzia di prenotazioni
   
William Rossi - 3472853241
   Altri contatti
   
Francesco Nieddu - 3394635497



Note

Ascolta e guarda i Dirty Hands in azione alla 1^ edizione del Festival "Sulle strade del blues " al Lazzaretto di S. Elia di Cagliari il 04/08/2013.
Video su YouTuibe, pubblicato da WilliBoy Taxi il 21 novembre 2013, con Licenza standard.
Dirty Hands - Stolen Whistles & Hoochie Coochie Man
William Rossi: voice and harmonica
Francesco Nieddu: guitars
Valter Spada: bass
Tommaso Pintori: drums
Su YouTube sono presenti anche altri video sui Dirty Hands
Cliccando sulla cover sottostante, accedi all'ascolto su YouTube dei Dirty Hands, che eseguono il bel brano di loro composizione "Dirties Like The Blonde", tratto dal CD intitolato semplicemente "Dirty Hands" del 2014.




Fonte news (testo e immagini di proprietà dei Dirty Hands)
Pagina Facebook della "Dirty Hands" Band
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IS MASCAREDDAS
Teatro di Burattini e Marionette
Presso Cinema e Teatro "MoMoTi", Monserrato (CA)





Fonte news (testo e immagini)

"Is Mascareddas"
Cinema Teatro MoMoTi
Laboratorio / Biblioteca Yorick
Via 31 marzo 1943, 20 Monserrato (CA)
Tel. n. 0705839742
www.ismascareddas.it
ismascareddas@tiscali.it
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"MIXCOMPANY" Milano
Compagnia amatoriale di Teatro e Danza
http://www.mixco.it



Immagine simbolo "Mixcompany" per profili Facebook e Twitter

<La Mixcompany è una compagnia amatoriale di teatro e di danza di Milano che ha provato a nascere nel maggio 2002 seguendo un profondo bisogno di trovare il giusto posto per le mie grandi passioni: la danza, il teatro, soprattutto il fascino magico di mettere in scena delle idee. Una dopo l'altra le prime persone sono arrivate - per essere esatti sono arrivate, andate, tornate, cambiate - e dopo qualche mese finalmente un nucleo semi-stabile si è delineato, permettendo di iniziare l'avventura che dura tuttora. Un grosso grazie alle numerose persone incrociate lungo la strada, che hanno permesso alla Mixcompany di diventare una realtà concreta. Una realtà che oggi ha all'attivo oltre novanta repliche in scena e sempre l'energia per proseguire.

La caratteristica principale della Mixcompany è di intrecciare insieme musica, danza e dialoghi, lasciando comunque la parola in primo piano. E come avrebbe potuto essere altrimenti, avendo io studiato danza fin da ragazzina? Mentre la passione per la danza ha radici lontane, il debutto come regista è avvenuto all'interno della Mixcompany.

Ecco il repertorio dei lavori teatrali che ho seguito come regista e il repertorio delle coreografie realizzate sia per le produzioni della Mixcompany, sia collaborando con altre realtà teatrali.

La compagnia coinvolge attualmente una decina di persone della zona milanese, ma se balli o reciti, non esitare a contattarci! Siamo spesso alla ricerca di attori, musicisti e ballerini per far fronte alle varie iniziative dell'anno, ma soprattutto per condividere il piacere di fare insieme teatro.>.
(Giovanna Tauro, fondatrice e regista "Mixcompany")

Perché questo sito

<Guardando in giro qua e là, abbiamo visto gente andare e venire, commedie riuscite, altre mai finite... Proprio per questo abbiamo pensato attraverso questo sito di aprire le porte (e bussare!) a tutti coloro, singoli "artisti" o gruppi, che vorranno collaborare con noi. Unendo le forze, magari la prossima volta sarà più facile trovare un sostituto, o qualche occasione per replicare i propri lavori. Noi bazzichiamo il triangolo Milano-Como-Varese, ma non siamo pigri: invitateci ai vostri spettacoli e vi verremo a vedere!

Ci piacerebbe collaborare con Associazioni di Beneficenza e Culturali mettendo a disposizione le nostre coreografie, gli spettacoli, la voglia di organizzare, per iniziative culturali e di solidarietà sociale.

L'8 maggio 2004 siamo diventati ufficialmente un'associazione teatrale amatoriale no profit e ci siamo associati alla F.I.T.A. (Federazione Italiana Teatro Amatori)>.

Chi siamo

   Giovanna Tauro, fondatrice e regista
   Maurizio Maggio, attore storico, che collabora con la Mixcompany dai primissimi esordi nel 2002
   Luca Tacconi, secondo attore storico, entrato a far parte della compagnia nel 2003 e in scena nell'ufficiale debutto il 21 marzo 2004
   Stefano Saccani, attore e danzatore dal 2004
   Mary Abbasciano, attrice dal 2005
   Stefano Caniati, tecnico audio/luci dal 2006
   Barbara Bernasconi, attrice e danzatrice, dal 2006

Se hai commenti, desideri partecipare alle iniziative della Mixcompany o coinvolgerci nelle tue: info@mixco.it - 339.4252821.

Approfondimenti

Eventi
Cartellone
Photogallery

Per info e contatti
Website
http://www.mixco.it
E-Mail
info@mixco.it

Tel. Cellulare
339.4252821

Social Media
Facebook
Twitter



Fonte news (testo e immagini)
Website Compagnia "Mixcompany"
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<VOICEOFF>
"Non alziamo la voce, la facciamo sentire"

Associazione di volontariato, fondata a Modena nel 2009




Dal “CHI SIAMO”
Non alziamo la voce, la facciamo sentire.

<Siamo un’associazione di volontariato, fondata a Modena nel 2009. Il nostro obiettivo è fornire reale possibilità di espressione ai soggetti esclusi, emarginati, discriminati, al fine di promuovere una cittadinanza attiva basata sul riconoscimento di diritti sociali uguali per tutti. Dal 2010, siamo iscritti al Registro delle associazioni di volontariato della Provincia di Modena.>.


Organi Direttivi dal 2016


Presidente
Cristiano Regina

Vicepresidente
Fabiola Valesca Varas

Segretario
Giuliano Garagnani



Dal “COSA FACCIAMO”

Documentari

<Dal 2009 facciamo documentari di creazione, curando regia, fotografia, suono e montaggio. Dai lavori iniziali, incentrati su interviste ai soggetti ripresi,  ci siamo sempre più orientati a una forma di cinema documentario di osservazione e di creazione, in cui la storia si manifesta per immagini, e non attraverso interviste ai protagonisti. Una precisa scelta stilistica, alla ricerca di un cinema del reale che sia effettiva espressione della vita dei soggetti raccontati e del nostro sguardo su di loro.>.

Laboratori video

<Dal 2011 teniamo laboratori video in Italia e all’estero, in particolare con la modalità del video partecipativo, che consente sia di dare spazio di rappresentazione e autorappresentazione a soggetti spesso minoritari nei media mainstream, sia di favorire relazioni sociali e pratiche culturali basate su processi di reciproco riconoscimento. Teniamo anche laboratori di teoria e tecnica del documentario, volti alla creazione di brevi video da parte dei partecipanti che possono così confrontarsi con l’attività sul campo.>.

Video sociali

<Dal 2009 realizziamo video su progetti con forte contenuto sociale, in collaborazione con enti e associazioni modenesi. Siamo infatti un’associazione molto radicata sul territorio, ci piace conoscere e farci conoscere da altre realtà come noi attente ai temi dei diritti umani e dell’inclusione sociale, oltre che alla diffusione della cultura in ogni sua forma. Se ne condividiamo la visione, ne sposiamo il progetto.>.


PROGETTO "GIMME SHELTER" - EDIZIONE 2016 - BANDO di PARTECIPAZIONE


VoiceOff - Progetto "Gimme Shelter" 2016 - Clicca sull'immagine o sul titolo e leggi il programma


Rassegne

<Dal 2009 promuoviamo il cinema del reale nelle sale, nelle piazze, nelle case, dovunque. La nostra passione è il cinema, la nostra ossessione il mondo che ci circonda. Per questo guardiamo film documentari, e proviamo a coinvolgere quante più persone possibile in questa esperienza, per condividere idee ed opinioni, attraverso rassegne e proiezioni, in luoghi pubblici e privati. La presenza ed il confronto con l’autore è per noi opportunità di crescita, professionale per chi tra noi fa video, umana e relazionale per noi tutti.>


CONTATTI

Per qualsiasi informazione o necessità, non esitare a contattarci! Siamo un’associazione aperta allo scambio e alle nuove proposte progettuali che possano rappresentare per noi e per tutti opportunità di stimolo e crescita, personale e sociale.

Cristiano Regina (Presidente):
Tel. +39 392 7751 082
cristiano.regina [at] voiceoff.it
Sede legale:
129 Rua Pioppa
41121 Modena (MO) – Italia

E-Mail

hello [at] voiceoff.it


INFO

Website
www.voiceoff.it

Social Media/Network
- YouTube
- Facebook
- Vimeo



Note
Video YoutUbe Modena Terra d'Asilo: Presentazione Laboratorio "Gimme Shelter" (24-06-2015)

Fonte prelievo (testo e immagini)
Website Associazione “VoiceOff”
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Marina artigiana: metamorfosi di una casalinga
Dal giardinaggio e dai sapori in cucina, al saper fare artigianato domestico anche col riciclo

Breve storia per immagini dei lavori realizzati fino ad ora

Testo e foto (cc) di Gianfranco Ghironi



C’è sempre tempo nella vita di una persona per scoprire e/o riscoprire innate attitudini, rimaste sepolte nella fitta coltre costituita dai molteplici problemi esistenziali, da affrontare e risolvere quotidianamente.
C’è sempre un aspetto della persona cara che può sfuggire, anche a chi sta assiduamente accanto a questa da 40 anni, immaginiamoci poi, se è proprio quella direttamente interessata, “folgorata sulla via di Damasco”, a non riuscire ancora a formulare spiegazione esaustiva. Questo perché, da attiva casalinga e giardiniera col “pollice verde”, si ritrova a possedere e utilizzare concretamente le sue abilità/capacità artigiane, soprattutto nella scolpitura del legno, per riproporre i nobili e significativi motivi, della cultura e delle tradizioni della Sardegna.
E così, quasi all’improvviso, dai vari tipo di legno, accuratamente selezionati per tipologia in base ai vari utilizzi da effettuarsi, si materializzano diverse figurazioni: rosoni interi, a metà o frazioni di essi, pavoncelle singole e contrapposte, gallinelle, spighe e ramoscelli, intarsio con “scheggiature a goccia” e altre figure o motivi della tradizione isolana del settore; in applicazioni per caminetto, mensole, piattaie, sportelli, cassetti, mobiletti, sgabelli, quadretti, soppalchi, etc.. Ma anche lavori di falegnameria funzionale vera e propria, come banchi da lavoro con piani sagomati, piedi regolabili, ripiani ad altezze variabili, cassetti porta attrezzi, sopralzi e…  più ne ha più ne inventa. Non c’è ormai settore che venga trascurato e, quindi, progetta armadi a muro completamente in legno, con sportelloni in stile sardo, spazi interni razionali e modificabili a seconda delle necessità. Misura, studia e disegna schemi. Ora, questo, è ancora sostanzialmente tutto nella sua testa ma non mi stupirei se, domani o dopo, la ritrovassi ad intraprendere questa impresa di propria sponte.
Non mancano nemmeno lavorazioni tessili, quale la realizzazione di un piccolo arazzo da parete in stile dorgalese e, anche in "simil terracotta", come la riproduzione di nove pintadere e di una "Dea Madre", fedeli riproduzioni delle varie tipologie esistenti e ritrovate in Sardegna negli scavi archeologici. Tutti manufatti, poi integrati in supporti lignei adeguatamente trattati e utilizzati per scopi funzionali e/o di arredamento.
Ultimamente ha scoperto di essere anche cestinaia e, avendo imparato a utilizzare vari tipi di carta nell’ambito di un’attività di riciclo, confeziona con essa, piccoli e medi contenitori (“corbuleddas” e/o “canisteddus”), di forma tonda e ovale, con coperchio o meno, rivestendone le superfici anche con disegni e stoffe per impreziosirli e fornire loro, pur nella semplicità del materiale utilizzato, un tocco artistico per una miglioria estetica che non danneggia la funzionalità.
In fondo, è vero solo in parte e, probabilmente, non applicabile genericamente a tutto ed a tutti, che in età non più giovane si perda in abilità e capacità operativa. Il vino, ad esempio, è proprio il contrario di altre produzioni. Se ben lavorato e conservato, più invecchia e più diventa buono. Mi piace pensarlo di Marina (anche se non beve …), che oltre ai “sapori” degli ottimi cibi che prepara (è brava anche in cucina), ora unisce i “saperi” delle cose fatte a mano, frutto di studio progettuale e precisa esecuzione.
Non riuscirò mai a capire totalmente cosa è veramente accaduto nella mente di Marina (e, forse, nemmeno lei) ma, in fondo, questo ha rilevanza scarsa rispetto a quello che sta facendo con le sue piccole e sapienti mani e, soprattutto, con l’ingegno, la fantasia e la creatività, che sicuramente già possedeva e che erano solo sopite, in attesa di emergere dal profondo in cui erano state relegate per troppo tempo.
Durante le festività natalizie, mia sorella Marzia, quando ha visionato di persona la produzione artistico-artigianale di Marina, ha detto che erano opere dovute “alla sua possessione da parte di un demone nuragico”. Personalmente, preferisco pensare alla reincarnazione in lei, di qualche antico maestro artigiano di Sant’Antioco, sua splendida città natale.
Più sotto a queste mie note, troverete una galleria in “slideshow” delle immagini fotografiche dei manufatti artistico-artigianali da lei realizzati, sia con l’utilizzo del legno che della carta. Mi riprometto, più avanti, di celebrarla adeguatamente anche come casalinga, cuoca e giardiniera, in un apposito spazio già intitolato “Nel Giardino di Marina”.

Gianfranco

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<Elmetti e moschetti per la Buona Scuola di Renzi & C.>
Articolo di Antonio Mazzeo su "Pressenza International Press Agency" del 05/02/2016
http://www.pressenza.com/it/2016/02/elmetti-e-moschetti-per-la-buona-scuola-di-renzi-c/



(Foto di Stefano C. Manservisi via flickr.com)


<Lezioni di Costituzione affidate a generali e ammiragli, concorsi spaziali con tanto di premi offerti dalle aziende produttrici di sistemi di morte, seminari e conferenze sulle missioni “umanitarie” delle forze armate italiane in Afghanistan, Iraq, Somalia, Libano e nei Balcani. La buona scuola dell’era Renzi sarà sempre più militare e militarizzata, riserva di caccia del complesso militare-industriale-finanziario e megafono dei pedagogisti-strateghi della guerra globale. Dopo il Protocollo d’Intesa sottoscritto nel settembre 2014 dalle ministre Stefania Giannini e Roberta Pinotti, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica (MIUR) e quello della Difesa varano una serie di iniziative “didattiche e formative” per gli studenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, statali e paritarie, con lo scopo di “favorire l’approfondimento della Costituzione italiana e dei principi della Dichiarazione universale dei diritti umani per educare gli alunni all’esercizio della democrazia e favorire l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo delle competenze relative per l’esercizio di una cittadinanza attiva a tutti i livelli del sistema sociale”.

Con circolare inviata il 15 dicembre 2015 dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti e la Valutazione del Sistema Nazionale d’Istruzione, i dirigenti scolastici e gli insegnanti di tutta Italia sono stati invitati a contribuire al successo delle proposte educative della nuova partnership libri-moschetto. Le iniziative per l’anno scolastico in corso e per quello 2016-1017 occupano quasi tutti i campi disciplinari: dalla storia alle scienze, dalle nuove tecnologie al diritto, dallo sport all’educazione stradale. Per celebrare i 70 anni della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, MIUR e forze armate hanno promosso il concorso Nazioni Unite per la pace: entro la data del 31 marzo, alunni e studenti sono chiamati a presentare composizioni scritte o figurative, progetti multimediali e/o interattivi sulle “sfide relative alla sicurezza di tutti gli Stati”. “In occasione della ricorrenza del 70° anniversario dell’ONU, nonché della prosecuzione delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, appare opportuno che gli studenti riflettano sul contributo che le Forze Armate hanno offerto in questo periodo per la difesa della Patria e delle libere Istituzioni e per la tutela degli interessi nazionali nel più ampio contesto delle organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte”, riporta il comunicato a firma del MIUR e della Difesa. “Le tracce proposte dal bando di concorso Nazioni Unite per la pace costituiranno l’occasione per una riflessione sulla più grande organizzazione intergovernativa mondiale, con particolare riferimento all’impulso che essa ha esercitato nel tempo e ancora oggi esercita (anche attraverso i suoi organismi, fondi e agenzie specializzate) nella cooperazione internazionale, in difesa dei diritti umani e della sicurezza internazionale”. Negli elaborati – si legge ancora nel bando di concorso – gli studenti dovranno focalizzare la loro attenzione sul “contributo specifico fornito dai caschi blu dell’ONU, ivi compreso il concorso delle Forze Armate italiane in missioni di pace nelle aree di crisi, nella promozione e salvaguardia della stabilità e della pacifica convivenza internazionale”. Guai dunque a far menzione ai crimini, alle violazioni e alle gravi omissioni commessi dai militari italici o stranieri nei loro interventi sotto l’egida delle Nazioni Unite, ai bombardamenti contro i civili in Iraq, Afghanistan, ex Yugoslavia, Libia e Corno d’Africa, agli stupri dei tanti caschi blu in Somalia, nella regione dei Grandi Laghi o ad Haiti…

Nell’anno scolastico in corso proseguiranno inoltre gli incontri tra studenti di ogni ordine e grado e il personale militare interforze fornito dai Comandi di Regione competenti a livello territoriale sui temi della Costituzione e della cittadinanza attiva, “con particolare attenzione al ruolo che le Forze Armate svolgono al servizio della crescita sociale, politica, economica e democratica del Paese, nonché alla ricorrenza del centenario della Grande Guerra”. Secondo i dati forniti dal ministero della Difesa, sino ad oggi sono stati realizzati negli istituti italiani 3.100 dibattiti con la partecipazione di circa 254.000 studenti. Parte delle conferenze sarà affidata ai militari del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa e verterà in particolare sulle “attività sportive militari e lo specifico settore paralimpico” e “sul ruolo che le Forze armate svolgono a livello nazionale e internazionale (in particolare sull’Art. 11 della Costituzione) e quindi alle operazioni umanitarie di pace”. Per il 2015-2016, comunque, questi ultimi interventi “formativi” saranno limitati a 8 regioni: Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna.

Onde sviluppare nel modo migliore i “percorsi di approfondimento e documentazione relativi alla Grande Guerra”, il ministero dell’Istruzione e quello della Difesa hanno invitato le istituzioni scolastiche a visionare il portale www.articoI09dellacostituzione.it  appositamente creato nel 2012 in collaborazione con la Fondazione Benetton Studi Ricerche e il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. “In particolare – riporta la circolare del 15 dicembre 2015 – gli studenti e i docenti possono trovare nell’apposita sezione del sito del Progetto Articolo 9 della Costituzione una serie di strumenti utili per la riflessione e l’approfondimento e la documentazione d’archivio e museale custodita dalle Forze Armate, sia a livello centrale che territoriale”. Un invito viene fatto infine perché gli istituti scolastici delle città di Salerno, Marsala, Cattolica, Senigallia, Arezzo, Ascoli Piceno, Genova e Novara partecipino in massa allo spettacolo teatrale Voci e suoni della Grande Guerra, realizzato dalla compagnia Animazione 90 “sotto l’alto patrocinio del Ministero della Difesa”.

Agli alunni delle scuole primarie è riservato un ciclo di lezioni di educazione stradale della durata di 8 ore, denominato La buona strada della sicurezza, sempre a cura di esperti con tanto di stellette. “Questo progetto sperimentale – spiega la circolare del MIUR – è finalizzato ad educare i bambini al tema della sicurezza stradale, incentivando il senso di responsabilità individuale e collettiva e uno stile di comportamento che pone al centro il rispetto per la vita e per la persona”. Per gli studenti delle classi IV e V delle scuole secondarie superiori ci sarà invece il concorso dal titolo Scuola: spazio al tuo futuro. La ISS: innovatio, scientia, sapientia. “Il Ministero della Difesa intende offrire la propria collaborazione anche nella realizzazione di progetti di prestigio e ad alta valenza istituzionale a favore dei giovani, in particolare promuovendo la partecipazione in attività formative di eccellenza”, si legge nel bando. “Attraverso il concorso, gli studenti verranno chiamati ad elaborare proposte di sperimentazione innovative (manufatti veri e propri e/o protocolli di sperimentazione), da portare a bordo della International Space Station (ISS) nazionale”. Quello relativo alla Stazione spaziale internazionale è certamente uno dei programmi più controversi e dispendiosi della recente storia mondiale: avviato nel 1998 dopo la firma di un accordo intergovernativo tra Stati Uniti d’America, Giappone, Canada, Russia e i Paesi europei membri dell’agenzia spaziale europea (ESA), l’ISS punta a sviluppare la ricerca e la sperimentazione scientifica e tecnologica in ambito civile-militare. Il contributo diretto italiano all’International Space Station è assicurato dall’Aeronautica militare, dalle industrie del settore aerospaziale e dall’Agenzia spaziale italiana, grazie soprattutto alle risorse finanziarie attinte dal bilancio annuale del MIUR. Per il concorso Scuola: spazio al tuo futuro, gli studenti partecipanti “potranno avvalersi, durante la fase di progettazione, del supporto del cosmonauta tenente colonnello Walter Villadei, ingegnere aerospaziale dell’Aeronautica Militare”. Ai primi tre classificati nella graduatoria di merito di ciascuna area tematica andranno rispettivamente 2.000, 1.000 e 500 euro, somme messe a diposizione da Thales Alenia Space S.p.A., azienda aerospaziale controllata dai colossi militari-industriali Thales e Finmecannica, “partecipante al progetto anche in veste di tutorship tecnica”. La premiazione dei vincitori avverrà all’interno di un evento appositamente programmato all’interno del Salone del Libro 2016 di Torino.

Intanto si moltiplicano in tutta Italia le visite guidate di intere scolaresche a caserme, aeroporti e porti militari, installazioni radar, poligoni e industrie belliche. Merita certamente una menzione per l’alto profilo “educativo militare” l’ispezione a fine ottobre degli allievi dell’Istituto tecnico tecnologico “Leonardo da Vinci” di Viterbo all’aeroporto cittadino “Fabbri” e successivo incontro con il personale del 1° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Antares” e i responsabili del progetto industriale del distretto tecnologico aerospaziale della Regione Lazio. “Ai giovani sono state illustrate tutte le novità tecnologiche, rimarcando, nel contempo, il ruolo educativo della scuola e lo stretto legame che intercorre fra crescita culturale, formazione ed istituzioni, anche alla luce dei progetti di alternanza scuola/lavoro previsti nella legge 107/2015 Buona Scuola”, riporta il comunicato emesso dall’ufficio stampa dell’Esercito. “Il 1° reggimento “Antares” ha ospitato la NH-90 Users Conference 2015, l’evento annuale organizzato dal consorzio industriale NHI e ciò ha permesso di offrire una panoramica tecnologica particolarmente ampia e qualificata nonché un’opportunità per i giovani studenti dell’indirizzo di Costruzioni Aeronautiche”. Per la cronaca, l’NH-90 è il cosiddetto NATO Helicopter per gli anni novanta, l’elicottero multiruolo medio-pesante sviluppato dal consorzio internazionale NHIndustries, costituito da AgustaWestland (Finmeccanica) e dalle aziende Eurocopter e Stork Fokker Aerospace. L’elicottero da guerra è stato acquistato a partire dal 2008 dall’Esercito italiano e dalle forze armate di Francia, Germania, Grecia, Olanda, Portogallo, Australia, Nuova Zelanda, Oman, ecc.. L’Italia ha ordinato sino ad oggi 116 NH-90 per una spesa complessiva che ha abbondantemente superato i 3,2 miliardi di euro.

Il 21 gennaio 2016, il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale Pasquale Preziosa, dopo aver visitato l’ex installazione missilistica nucleare di Comiso (oggi aeroporto civile) è stato ospite dell’Istituto aeronautico “Fabio Besta” di Ragusa dove ha tenuto una Lectio Magistralis sul ruolo e le missioni dell’Aeronautica militare italiana. “La conferenza – riporta il sito della Difesa – è proseguita con la proiezione di video e una presentazione sulla nanotecnologia e il saluto dei fortunati studenti che con un’esperienza unica lo scorso ottobre hanno effettuato un’attività di familiarizzazione al volo sul velivolo Atlantic del 41° Stormo di Sigonella per andare a visitare la fabbrica degli F-35 (FACO) di Cameri”. La buona scuola di Renzi, Pinotti & soci è sempre più industria di consenso e cacciabombardieri di morte.>.

Informazioni su Antonio Mazzeo (autore)
Ecopacifista e antimilitarista, giornalista e saggista, vincitore nel 2010 del Primo premio "Giorgio Bassani" di Italia Nostra per il giornalismo. http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/

NOTE
L'articolo è diffuso dal sito web originale e anche dal presente, tramite Creative Commons Attribution 4.0 International license (vedi)
Fonte di prelievo integrale, per condivisione, del testo dell'articolo e dell'immagine correlata, sito web "Pressenza - International Press Agency"

http://www.pressenza.com/it/2016/02/elmetti-e-moschetti-per-la-buona-scuola-di-renzi-c/
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“ArtiManos” – Maestri Artigiani di Sardegna
Breve resoconto e sintetiche considerazioni, su una visita effettuata il 19 dicembre 2015 all'esposizione cagliaritana dell'Associazione Culturale "ArtiManos", operante nel settore dell'Artigianato Artistico di qualità
Testo e foto (cc) di Gianfranco Ghironi



Il 19 dicembre 2015, mentre andavo a trovare l’amico scultore Antonello Pilittu, che esponeva ancora per qualche giorno le sue opere in pietra, bronzo e legno, in quel di via Santa Croce, presso l’omonimo Bastione nel quartiere Castello di Cagliari, sono entrato a visitare una mostra/rassegna dei manufatti d’artigianato artistico, allestita a pochi metri di distanza nella stessa strada al n. 32. La stessa era curata dall’Associazione Culturale “ArtiManos” Maestri Artigiani della Sardegna, con sede legale a Macomer (NU), che associa al momento cinquantuno artisti-artigiani, ditte individuali o piccole imprese.
Ho trovato l’esposizione molto interessante, ben curata dal punto di vista “scenico”, con i prodotti raggruppati razionalmente in una “location” molto suggestiva. Opere di pregio, ottimamente lavorate, rappresentative dei vari settori dell’artigianato sardo, tradizionale e non, che, in questo caso, si deve veramente definire artistico in tutti i sensi: manufatti in ceramica, legno, ferro, oro & argento, tessuto, pietra, pelle, sartoria e vetro, di svariati Maestri Artigiani provenienti da diverse località della nostra isola. Tutti uniti, attraverso la libera Associazione Culturale “ArtiManos”, dal comune intento di tutelare, valorizzare e fare conoscere ad una platea sempre più vasta di persone, non solo la storia e la nobiltà delle tradizioni ma anche l’abbondanza creativa e la sapienza realizzativa di nuove opere, spesso misconosciuta.
Mi è piaciuto, infine, il progetto e il fine di questa Associazione, ben contemplati nello Statuto Sociale, che trovo coerenti e cogenti allo spirito che anima tutti gli aderenti attuali ed ai quali dovranno attenersi giustamente, tutti coloro che vorranno volontariamente associarsi ad essa, per rafforzarne le attività sociali, artistico-culturali, sviluppare l’economia del settore che langue e riprendersi quel ruolo un tempo molto importante e che oggettivamente merita.
Avendo chiesto e ottenuto il permesso di scattare delle fotografie, propongo le medesime nella sottostante galleria di immagini, visibile in “slideshow”, sia in modalità automatica che manuale, con le miniature "a comparsa" in basso cliccabili per ingrandimento. Infine, visitando il website dell’associazione, mi sono consentito di prelevare e riportare alcune note importanti, affinché gli utenti/visitatori de “La Piazzetta news”, possano conoscere e approfondire meglio gli scopi e le iniziative intraprese da “ArtiManos”. Anche i miei, in fondo, sono interventi coerenti con la convinzione che ogni persona in più, conquistata, condotta a praticare o anche solo ad apprezzare l’arte e l’artigianato di qualità, aumenta il nostro livello di cultura e consapevolezza, che non può far che bene a noi stessi e alla comunità tutta nella quale operiamo.

Dal "Chi siamo" di Artimanos

<”Artimanos” è artigianato sardo di qualità. E' un raggruppamento di artigiani del settore artistico e tradizionale, che intendono portare all'attenzione pubblica i problemi e la ricchezza del mondo artigiano nella nostra isola. Un mondo di produttori/trici in difficoltà, consapevoli di rappresentare un valore culturale, prima ancora che economico, fortemente marginalizzato e deprivato di spazi e luoghi di confronto.>.

Dal "Perché" di Artimanos

<Nasce per promuovere la cultura e la dignità dell’artigianato fatto ad arte, per sostenere la crescita professionale e incentivare gli scambi, in un momento di gravissima crisi economica da cui il tessuto di microimprese dell’artistico rischia di essere travolto.
La perdita che ne conseguirebbe non sarebbe solo imprenditoriale, ma innanzitutto perdita di senso, di bellezza, di saperi, di espressione dei nostri territori, connotati nell’artigianato locale quanto nel paesaggio e nella lingua.
Per scongiurare tale rischio, e tutelare un immenso patrimonio culturale, l’associazione porta avanti un progetto del tutto inclusivo: intende aggregare dal basso tutte le imprese artigiane dell’artistico, che si uniscono per attivare meccanismi di auto aiuto, e fare massa critica rispetto a politiche pubbliche non tutelanti, talvolta perfino controproducenti.>.

Elenco con le schede professionali ed i recapiti degli attuali associati (clicca)

Per aderire all’Associazione Culturale “Artimanos”, gli artigiani devono possedere i seguenti requisiti:

1) essere iscritti alla camera di commercio di appartenenza;
2) inviare la visura camerale aggiornata;
3) inviare qualche immagine dei propri lavori, il direttivo con la commissione si riserverà di accettare.

Scarica il modulo di adesione (clicca)

Scarica lo Statuto dell’Associazione
(clicca)

Sede legale e amministrativa
“Artimanos” Sardegna, Maestri Artigiani
Corso Umberto I n. 64 - Macomer
c.f. 93042150917

Info per Contatti (form online)

Sito Web e fonte prelievo immagine logo e testi tra virgolette
http://artimanossardegna.it/index.htm

Pagina facebook

https://www.facebook.com/AssociazioneCulturaleArtiManos

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<Addio Ziggy. È morto David Bowie>
Musica. A 69 anni si spegne dopo una lotta contro il cancro durata 18 mesi, la stella del Duca Bianco. La storia del pop e non solo condensata in cinque decadi fino al recente Blackstar, magnifico canto del cigno
Articolo della Redazione del giornale online "ilmanifesto.it" dell'11/01/2016




Immagine tratta da un fotogramma (snapshot) del video "Blackstar", ultimo lavoro di David Bowie


<Blackstar – una stella nera — è il titolo del suo ultimo album, pubblicato l’8 gennaio nel giorno del 69esimo compleanno. Copertina nera, booklet nero e ora è anche chiaro il presagio. E’ morto nella notte di domenica  il Duca bianco, poche righe postate questa mattina sul suo profilo ufficiale  Twitter e Facebook: <Dopo 18 mesi di lotta contro il cancro se ne è andato serenamente circondato dalla sua famiglia>. Poco dopo l’annuncio su Facebook, la notizia è stata confermata anche dal figlio, Duncan Jones. Il figlio regista dell’artista che con una foto che ritrare lui da bimbo con il padre conferma la notizia.

La stella di David Bowie ha attraversato cinque decenni della musica rock, reinventando gli stili, precorrendo le mode. Ha assorbito la lezione di maestri come il mimo britannico Lindsay Kemp, capaci di influenzare le sue performance, i video, le copertine dei dischi — rielaborando tutto in uno stile assolutamente personale. Ma è nella musica che la sua intelligenza creativa si esplicita al meglio. Fiuto, curiosità, non c’è genere che non abbia attraversato nel corso di una carriera iniziata, discograficamente, nel 1967, data di uscita del primo eponimo album.

È dal 1969 con Space Oddity  - e nonostante il flop commerciale — che la critica comincia a seguirlo con attenzione, seguito da The Man who sold the world. Ma la vera esplosione di Bowie è con The Rise and fall of Ziggy Stardust - nel 1972 — una manciata di brani azzeccatissimi, un tripudio di rock e glam, dove la stella Bowie ottiene finalmente il giusto riconoscimento anche di pubblico, supportato da un tour in cui la figura del cantante e del suo «alter ego» Ziggy Stardust, quasi si confondono.

Bowie non si ferma cambiando pelle, dal beat di Pin Ups, all’r&b di Station to station e Young americans, e che culmina con la fase forse più creativa e sperimentale, quella della cosiddetta trilogia berlinese con Low, Heroes e Lodger incisi fra il 1977 e il 1979, con l’apporto decisivo di Brian Eno. Gli ottanta — che si aprono con l’affascinante e enigmatico Scary Monsters, lo vedranno più distratto sul fronte musicale, ma con un gigantesco hit — ad oggi il suo album più venduto — Let’s dance (1983) prodotto dalla mente degli Chic, Nile Rodgers. Nella carriera di Bowie diverse apparizioni cinematografiche, fra queste L’uomo che cadde sotto la terra (1976) diretto da Nicholas Roeg, l’intenso Furyo di Nagisa Oshima (1985), il multicolor musical Absolute beginner»di Julien Temple (1986) e il controverso Basquiat di Julian Schnaebel.

Tre anni fa il ritorno discografico con The Next day – dopo un silenzio durato dieci anni e un intervento al cuore nel 2004. L’ultima apparizione live nel 2006, sul palco con Alicia Keys poi pochi giorni fa rieccolo con Blackstar, magnifico canto del cigno.>.


Articolo della Redazione de "ilmanifesto.it"

Fonte del prelievo
"ilmanifesto.it" del 12/01/2015 (clicca)

Note

Il presente articolo-servizio, pubblicato sul giornale online "ilmanifesto.it" in data 11/01/2015, è quì riproposto integralmente alle ore 21.50 circa dello stesso giorno, a seguito di autorizzazione della Redazione del medesimo, concessa alle ore 14:32.

Ascolta e guarda su YouTube i seguenti video (clicca link)

- "Blackstar" (2016)
- "Lazarus" (2016)
- "Space Oddiity" (1969)
- "Ashes to Ashes" (1980)
- "Heroes" (1977)
- "China girl" (1983)
- "Let's Dance" (1983)
- "Ziggy Stardust"
- "Changes" (live)
- "Dancing in The Street" (live with Mick Jagger)
- "Starman"
- "Absolute Beginners"
- "Rebel Rebel"

- David Bowie Greatest Hits [Full Album] 30 Biggest Songs
- David Bowie - Best of Bowie (2002) [FULL ALBUM] (disc 1)
- Queen & David Bowie - Under Pressure (Classic Queen Mix)


Leggi su "ilmanifesto.it" anche i seguenti articoli/servizi, dedicati sempre a David Bowie (clicca link)

-   Il canto definitivo del Duca
    Leonardo Clausi

-   Una pop star caduta sulla terra (italiano)
    La pop star falls to earth (english)
    Francesco Adinolfi

-   Magnetica presenza del nostro immaginario
    Cristina Piccino

-   Specchi riflessi. Sconfinamenti fuori dai generi
    Michele Ciavarella

-   Un magnifico corpo per l’arte
    Arianna Di Genova

-   Alfabeto Bowie
    Giona A. Nazzaro
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MENHIR MUSEUM
Museo della statuaria preistorica in Sardegna
Comune di Laconi (OR)
http://menhirmuseum.it



COMUNE di LACONI


Presentazione del Menhir Museum
(ripresa dal sito web del Comune di Laconi)


<Il Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna è ospitato negli spazi di “Palazzo Aymerich”, ultima dimora dei marchesi di Laconi. L’edificio, progettato nell’Ottocento dall’architetto Gaetano Cima, si trova al centro del paese, davanti al palazzo municipale. Costruito in perfetto stile neoclassico, si sviluppa su tre livelli scanditi da numerose finestre ed eleganti balconcini.
Il percorso museale, allestito con testimonianze di straordinario interesse scientifico, si articola attualmente in 11 sale distribuite tra il piano terra e il secondo piano del Palazzo: dieci sale, sono dedicate ai menhir e alla grande statuaria antropomorfa preistorica della Sardegna centro-meridionale (areali del Sarcidano, Grighine e Mandrolisai), l’undicesima, "la galleria" affacciata sulla grande corte interna, ospita invece reperti di cultura materiale rinvenuti in contesti funerari megalitici sarcidanesi.
I menhir esposti appartengono a diverse tipologie e possono essere ricondotti sostanzialmente a 3 tre classi di riferimento: menhir protoantropomorfi, a faccia ogivale ma privi di raffigurazioni, menhir antropomorfi assessuati, che invece propongono elementi caratteristici del viso, quali naso e occhi, e infine statue-menhir vere e proprie, chiara evoluzione dei menhir antropomorfi assessuati, più ricche di dettagli e di simboli che ne consentono anche la distinzione tra i sessi.
Tra i monoliti visibili, i 36 pezzi laconesi, tutti scolpiti nella trachite locale cavata in diversi punti del territorio (come in località “Mind'e Putzu”, dove, è stata individuata una vera e propria cava preistorica), si distinguono per le singolari volumetrie e le espressioni iconografiche rappresentate.
Gli altri esemplari attualmente in allestimento, cui presto faranno seguito quelli di Isili, Nurallao e Senis, vengono invece dai territori di Samugheo, Allai e Villa S. Antonio e si segnalano per la peculiare simbologia iconografica, che si differenzia notevolmente da quella espressa dai menhir dell’area sarcidanese.>.

Dall’ Home Page del Website “Menhir Museum” di Laconi
(clicca sul link alla fonte dell'immagine)



<3000 a.C. I Giganti di pietra... prima dei Nuraghi>


“Sceglierò il masso più grande
e lo scolpirò lentamente
pietra con pietra
giorno dopo giorno
riposando accanto a lui.
Scolpirò il tuo volto
affinché tu sia sempre vigile.
Scolpirò un pugnale
per darti la forza eterna.
Ti scolpirò capovolto
nel tuo viaggio verso l'aldilà.
Innalzerò il grande masso al cielo
e quando il lungo tempo sarà passato   
la storia ti riscoprirà
gigante tra i giganti di pietra”
(*)

(*) Testo poetico di Nicola Castangia


Indice delle Voci del Menù del Sito Web

Museo delle Statue Menhir
Il Palazzo Aymerich
I Menhir ed il Mondo dei Megaliti
Le Statue Menhir Maschili
   - Il Volto
   - Il Capovolto
   - Il Pugnale
Le Statue Menhir Femminili
La Fine del Mondo dei Megaliti

Esposizione Museale

   I Menhir di Laconi
   I Menhir di Allai
   I Menhir di Samugheo
   I Menhir di Villa S. Antonio
   La Galleria

Curatore dei testi del sito web

Giorgio Murru
Testo dell’H.P. e realizzatore foto e grafica del Website
Nicola Castangia
Webmaster
Marco Bergantin

Gli allestimenti del MENHIR MUSEUM
sono stati realizzati da:
INTEGRA
SISTEMI

Per Info e Contatti con la Società


info@integrasistemi.net
SESTU (CA) - 09028 SS. EX 131 km 7,300
Tel.070/229027 Fax.070/2299348
Recapiti: Tel. 0782 693238 e 342.3507760
menhirlaconi@tiscali.it

Per Info e Contatti col Museo
  
http://menhirmuseum.it
info@menhirmuseum.it
Orario d'apertura estivo
AM: 10,00 - 13,00 / PM: 15,30 - 19,00
Orario d'apertura invernale
AM: 10,00 - 13,00 / PM: 15,00 - 18,00  
Nel giorno di lunedì il museo è chiuso

NOTA
Fonte prelievo news, testi e immagini
Websites: Comune Laconi e Menhir Museum (clicca)

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Il PENSIERO di GRAMSCI sul CAPODANNO
Le riflessioni del grande intellettuale e uomo politico che non faceva sconti, soprattutto a sé stesso



<Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.
E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore.
Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.
Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.>.

NOTA
Il testo di Antonio Gramsci, soprariportato integralmente, è stato pubblicato il giorno 1° gennaio del 1916 nell’edizione locale della città di Torino del quotidiano “Avanti!”.
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Visita guidata all'Archeoparco didattico "Su Coddu" di Selargius
Resoconto di una bella visita guidata, in giornata ventosa novembrina
Testo e foto (cc) di Gianfranco Ghironi




Avevamo mancato l’inaugurazione del 14 novembre, poiché impegnati in altra iniziativa concomitante. Volevamo andarci, perché la cosa ci sembrava utile e interessante. Domenica mattina ci siamo organizzati e, da Capoterra, abbiamo raggiunto la località denominata “Sa mizza” (la sorgente), che in alcune zone dell’isola si scrive anche con la tz (Sa mitza) nel territorio del Comune di Selargius, ove è stato realizzato l’Archeoparco didattico “Su Coddu” (Il collo). Io, le due Marine, Luca, Sally e Rita, un’amica arrivata da Milano per altri motivi, che ci ha fatto buona compagnia e scattato la foto di gruppo finale. Ah, dimenticavo Emma, il cane di Marina 2 con l’argento vivo addosso, anche lui immortalato nell’immagine in questione.
Sospinti (è proprio il caso di dirlo…) da un vento piuttosto forte, all’interno del recinto che circonda l’Archeoparco, ove un'apposita rete applicata alla recinzione mitigava notevolmente la fastidiosità delle folate, siamo stati ricevuti con un caloroso benvenuto da Roberto Pulli e Roberto Scalas, che hanno iniziato a svolgere il loro compito con eloquenza ciceroniana. Mentre ascoltavamo le spiegazioni e osservavamo incuriositi, le dettagliate ricostruzioni in “scala reale” del villaggio neolitico dell’età del bronzo, è arrivato anche Carlo Desogus, il demiurgo del progetto dell’Archeoparco didattico, realizzato in un vasto terreno di sua proprietà e messo gratuitamente a disposizione dell’iniziativa. Alla quale, udite, udite, ha lavorato fattualmente, strenuamente e tenacemente insieme agli altri compagni di avventura prima citati, utilizzando materiali naturali anche di provenienza organica, riproducendo manufatti con assoluta fedeltà rispetto agli originali. Incredibile ma vero, nell’epoca del business a tutti i costi, con i soldi pubblici spesso buttati al vento in opere o eventi inutili, appalti sbagliati e ruberie varie, si incontrano ancora persone dalla mente aperta e finanziariamente disinteressata; che mettono prima mano al non certo ricco portafoglio e, infine, si trasformano in muratori, operai e artigiani, per dare vita concreta a un’iniziativa libera e gratuita a vantaggio di tutta la Comunità. Che dire? Cose dell’altro mondo! Che, meno male, ogni tanto accadono e ridanno speranza e fiducia nell’esistenza. Questo, per me, si chiama volontariato culturale, impegno civile e/o sociale. Scelgano i lettori la definizione che meglio si addice a questa impresa, tanto più meritoria perché in essa sono stati coinvolti altri cittadini e amici, di Selargius o meno (Giorgio Loddo, Maria Melis, Roberto Pili, Giovanni Pulli e Maria Schirru, in primis), che hanno creduto in essa e le hanno fornito spontaneamente ciò che potevano, sostegno intellettuale, morale e materiale. Questo per me, è anche esempio lampante di vera democrazia, perché partecipata e collaborativa. Se si prendesse come esempio questa vicenda, non poche questioni dell'esistenza andrebbero sicuramente meglio. Ma questa è un’altra storia ….
L'ideatore ed i costruttori dell’Archeoparco didattico, che non a caso si chiama così, contano di interessare al progetto in modo particolare le scuole di ogni ordine e grado, i docenti, gli studenti e le loro famiglie, anche con l’attivazione di laboratori in loco ove si possano realizzare manufatti in terracotta; le istituzioni e gli organismi culturali; le agenzie e gli operatori turistici, affinché si possa essere inseriti in un circuito di viaggi e visite, da parte non solo di visitatori regionali, ma anche provenienti dal “continente” e dall’estero. Certo, per fare tutto ciò sono ulteriormente necessari tempo e fatica, oculata programmazione e mirata promozione, ma, anche e soprattutto (inutile nasconderselo), di investimenti economici, ovvero di fondi pubblici e/o privati. Questa possibilità merita di essere sviluppata e perseguita, anche perchè la strada è stata tracciata e gli obiettivi (già ben delineati dalla serietà e dall’entusiasmo delle persone che stanno dietro questo progetto), garantiscono il suo coerente sviluppo con l’idea di fondo: ampliare e potenziare l’attuale complesso dell’Archeoparco didattico-culturale, a favore della collettività. Per approfondire la conoscenza della ricchissima preistoria isolana e far conoscere quanto di meraviglioso hanno fatto i nostri antichi predecessori. In sintesi: cultura, storia e tradizioni, per conoscere e riappropriarci della nostra millenaria civiltà e della nostra identità “quasi perduta”, con uno sguardo attento alle prospettive non irrealizzabili di opportunità lavorative, compatibili con l’ambiente e la salute delle persone.
In chiusura del resoconto, mi sento di ringraziare tutto lo “staff” volontario dell’Archeoparco (Carlo Desogus, Roberto Pulli, Roberto Scalas e Maria Schirru), per la bella visita guidata svoltasi il 29 novembre 2015 e di esprimer loro il più sincero in bocca al lupo, per il successo che l’eccellente iniziativa messa in atto merita ampiamente. (GiGhi)

NOTE

A margine del presente resoconto si può visionare, in slideshow automatica o manuale, una galleria delle immagini fotografiche più significative, realizzate in occasione della visita in questione.
Per ulteriori dettagli e informazioni, si legga l’interessante ed esauriente articolo/servizio di Marcello Polastri <Nasce a Selargius il primo Archeoparco realizzato dai privati cittadini> (clicca sul titolo), pubblicato online su “
sardegna sotterranea.org” (link) e riprodotto anche in questo sito, per opportuna diffusione e conoscenza. Nello stesso, sono riportate anche utili indicazioni su come raggiungere la sede dell’Archeoparco e/o contattare direttamente lo “staff”, per organizzare le visite guidate.

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<Little Steven, il rock fa scuola>
Articolo di Marilisa Merolla
Pubblicato su "il manifesto.it" del 05/12/2015


Steven Van Zandt in Classroom - il manifesto.it del 5/12/2015


"Incontri/Lo storico chitarrista della E Street Band. Van Zandt racconta «Rock and Roll: An American Story», il progetto didattico nato in collaborazione con Springsteen, Bono, Jackson Browne e Scorsese. «Ripercorriamo la storia attraverso la musica e la analizziamo in relazione a quello che accade oggi. E cerchiamo di insegnare ai nostri studenti come la sua evoluzione sia il riflesso della società»".


«We learned more from a three minute record than we ever learned in school»

(Abbiamo imparato più da un disco di tre minuti che da quello che abbiamo mai imparato a scuola)

Bruce Springsteen

<E se quei tre minuti custodissero un’importante chiave di lettura o addirittura alcune delle componenti essenziali della storia del Novecento? È forse questa l’intuizione che ha spinto Bruce Springsteen, Martin Scorsese, Jackson Browne, Bono Vox a unirsi a Steven Van Zandt nel fondare Rock and Roll: An American Story (Rras), il progetto didattico che abbatte il muro che separa la pedagogia, e finanche l’accademia, dall’«entertainment», e lo fa con autorevolezza avvalendosi di partner quali New York University, Abc News, Grammy Museum, National Council for the Social Studies, Reelin’ in the Years Productions, Rock’s Backpages, National Association for Music Education; e si apre ora alla collaborazione con Music Making History Research Unit della «Sapienza» Università di Roma.

Rras si presenta al pubblico come una piattaforma web (www​.teachrock​.org) che si dirama in grandi aree — temi, problemi, momenti storici — accomunate dal protagonismo del rock and roll non solo nell’evoluzione musicale, ma anche e soprattutto in quella sociale, politica, economica degli Stati Uniti; e da queste si snodano lezioni e capitoli che forniscono approfondimenti, sollecitazioni, contributi bibliografici e documenti archivistici coevi (fonti sonore, video e a stampa) sul problema affrontato.

È un progetto creato per gli educatori, con l’obiettivo innanzitutto di far fronte al problema del drop out, il sempre più diffuso abbandono scolastico negli Usa.

Dal 2013, alcuni istituti scolastici di New York City hanno rodato il progetto sotto la diretta supervisione della Rock and Roll Forever Foundation e dello stesso Steven Van Zandt che ne è il fondatore, utilizzandolo come fulcro degli insegnamenti di storia, letteratura, arte, scienza e tecnologia, musica; e poi il battesimo nelle scuole del New Jersey a cominciare dalla Middletown High School South — tra i cui banchi sedeva l’adolescente Little Steven — e da qui introdotto in classi «pilota» in Pennsylvania, Colorado, California; per approdare alla New York University e alla Sapienza Università di Roma, attraverso la Music Making History Research Unit (Mmh) che ha il ruolo di declinare il progetto in chiave europea. È in occasione dell’avvio di questa collaborazione, che chi scrive ha incontrato a Roma Steven Van Zandt per discutere sul senso di questo progetto e delle sue prospettive in Europa.

Steven, questa nostra collaborazione, lungi dal voler compilare una «storia del rock», compie il processo inverso: ha l’obiettivo di far entrare a pieno titolo le fonti sonore nella storia, come documenti irrinunciabili per ricostruire la storia sociale, culturale ma anche politica e militare del Novecento. E riconosce nel rock and roll tutta la complessa essenzialità di un linguaggio sonoro che quando fa il suo ingresso nella storia, la modifica nel suo divenire. Nel 1919, quando il jazz arriva dagli Stati Uniti con tutta la sua carica dirompente sembra fare da colonna sonora alle inquietudini dell’Europa appena uscita dalla Grande Guerra.

Ma è con lo scoppio della guerra fredda — guerra psicologica e culturale — che il jazz, lo swing diventano armi strategiche per il dipartimento di stato americano; e con loro arriva anche il rock and roll con tutta la sua carica antagonista, una dinamite che ha ricadute specifiche nei diversi contesti nazionali. Ma prima che rivolgersi all’università e all’Europa, Rras si è diretto alle middle e high school Usa.

Qual è stato l’obiettivo originario, fornire una colonna sonora all’insegnamento della storia o qualcosa di molto di più?


La Rock and Roll Forever Foundation si chiama così perché è qualcosa che intende essere molto più dello studio di un periodo di tempo. Usiamo il rock and roll come un ombrello che copra per intero l’idea stessa di popular music, dagli inizi del ventesimo secolo ad oggi.

Ripercorriamo la storia attraverso la musica e analizziamo la musica in relazione a quello che sta succedendo nel periodo in questione. Così gli studenti non imparano solo la popular music ma apprendono la storia, senza neanche accorgersene.

Usiamo l’espressione rock and roll perché è l’unica arte popolare che abbia mai incluso tutte le altre arti musicali: il folk rock, hard rock, jazz rock, progressive rock. È la musica che fa da contenitore a tutti questi generi. Così nelle scuole siamo certi di poter chiedere ai ragazzi anche in classe sempre con gli auricolari collegati agli iPod, ‘Cosa state ascoltando?’ E subito dopo aggiungere, ‘Secondo te, questa musica da dove arriva?’.

Qualunque cosa stiano ascoltando in quel momento li invitiamo a fermarsi, a partire da quel pezzo e a sforzarsi ad andare indietro nel tempo fino a rintracciarne le origini, a ripercorrere passo per passo il percorso inverso che ha portato a quella musica. Magari stanno ascoltando Jay-Z, Kanye West… chiediamo chi secondo loro può aver influenzato questi artisti, e poi attraverso Rras iniziano a capire che quella musica proviene da qualche altra parte, che viene dalla società, che di fatto viene dalla storia.

In questo modo la storia viene insegnata in retrospettiva, e nel modo che i ragazzi prediligono. D’altronde, non c’è altra soluzione dal momento che il processo educativo è oggi del tutto cambiato. Un tempo ci veniva chiesto di imparare qualcosa che avremmo usato nel futuro, ‘Apprendi oggi una conoscenza, che userai domani’. Oggi non funziona più così. I ragazzi non hanno questa pazienza, il deficit dell’attenzione è un disturbo assai diffuso, ma in realtà non si tratta di un deficit: è la vita di oggi. Quello che io cerco di enfatizzare nel Rock and Roll Forever Foundation Curriculum è insegnare nel present tense, insegnare ai ragazzi ciò che possono usare ora, che possano comprendere ora e possono usare nella propria vita sin da ora.

E sai cosa racchiude tutto questo? La musica. Ogni ragazzo ama la musica, ogni ragazzo capisce la musica, ognuno ha i suoi gusti individuali.

Con la musica creiamo innanzi tutto un terreno comune e questo permette di dare il via a una discussione. La grande difficoltà di un insegnante è questa: avere un terreno in comune con gli studenti, catturare la loro attenzione. Noi cominciamo da lì, dal loro terreno, da quello che loro ascoltano. Ai ragazzi piace imparare se si tratta di qualcosa che li riguarda e riguarda ciò che amano: e a loro piace la musica.

Poi viene il passo successivo, vale a dire insegnare loro quello che sta accadendo nel mondo della musica, ma soprattutto di come la musica e la sua evoluzione sia il riflesso della società. Partiamo dal country blues di Son House e Robert Johnson e gli altri, passando attraverso le Louis Armstrong Hot Five and Hot Seven Sessions per arrivare alla Big Band Era, e poi agli anni Cinquanta e ai pionieri del rock and roll, gli anni Sessanta e la renaissance del rock and roll, e poi la post reinassance, i Settanta, gli Ottanta, i Novanta e l’attualità.

Insegniamo tutto questo in un modo tale che i ragazzi capiscano come negli Stati Uniti il rock and roll sia l’unica forma artistica creata per metà da bianchi e per metà da neri, con il notevole contributo degli ispanici, e contemporaneamente da donne e uomini insieme.

Così nelle classi ci ritroviamo di fronte a ragazzi che sono uomini, donne, ispanici, neri, bianchi, e che tutti insieme si trovano attraverso Rras a tornare verso le proprie origini: Africa, Scozia, Spagna, Italia o altre, qualunque esse siano.

E scoprono che tutto questo negli Usa è stato messo insieme in un’unica soluzione, in un unico modo. Tutto questo è diventato il rock and roll. Questo è veramente importante per gli studenti negli Stati Uniti, per i neri in particolare che prendono in mano una chitarra e non sanno che hanno ogni diritto di farlo dal momento che l’hanno inventata loro. Ma non lo sanno! È quindi una rivelazione per qualcuno di loro imparare qual è l’origine di questa musica e scoprire che hanno tutti i diritti per poterne prendere parte.

Riguardo all’Europa: il discorso è altrettanto importante perché il rock and roll continua ad essere di ispirazione e di motivazione per tutti. Dentro c’è tutto ciò che è sul punto di cambiare: la rinascita del rock and roll, che va dal 1951 fino all’incirca al 1970, così come i vent’anni successivi, saranno studiati per centinaia di anni a venire continuando ad essere fonte di ispirazione per i ragazzi di ogni generazione, finché non saranno inventati nuovi strumenti da suonare.

Ma finché si suoneranno questi strumenti è da lì che dobbiamo cercare le radici, e noi percorriamo questa strada all’indietro per fare in modo che i ragazzi possano avere una comprensione di quanto stia accadendo e nessuno di loro deve credere che la musica cada dagli alberi, perché oggi tutti «rubano» la musica, e questo deve finire, perché è un fenomeno molto dannoso. Ma questo è un altro discorso.

«Rock and Roll: An American Story» e «Music Making History» propongono la tesi che la musica condizioni la storia anche e soprattutto quando non si tratti di canzone esplicitamente politica. Il rock and roll è destabilizzante perché non sempre palesa fino in fondo, né chiarisce attraverso le parole i contenuti e la carica antagonista di cui è portatore. È l’espressione del B-side degli Stati Uniti, dell’emancipazione e dell’integrazione razziale, della rivoluzione giovanile che travolge l’occidente e non solo… E poi succede di recente che un teatro, il Bataclan, dove si svolge un concerto di rock and roll, diventi l’obiettivo più drammatico degli attacchi terroristici a Parigi da parte dell’Isis.

Secondo te è possibile pensare che il rock and roll rappresenti tutt’ora una minaccia, perché non portatore di un unico contenuto ideologico?


Può essere, il rock è a tutt’oggi una delle più efficaci forme di comunicazione. Noi usiamo il rock and roll nel «big sense of the word» per rappresentare la popular music in generale e in questo senso rimane il migliore strumento di divulgazione da un paese all’altro. È stato il modo in cui io ho appreso quasi tutto quello che conosco; ha stimolato le mie idee.

Ma alla fine il rock and roll e la musica in generale è una comunicazione essenzialmente emotiva.

Spesso si rischia di dare troppe informazioni; mentre è necessario «ispirare» le persone ad apprendere ciò di cui stai parlando ed è necessario farlo puntando sull’impatto emotivo della musica. È questo che ti muove davvero, che ti spinge ad approfondire un argomento, a studiarlo, a documentarti su quel tema.

Vedi, è quello che ho fatto nei i miei cinque album da solista: per ognuno di loro ho una «reading list» dei libri che spiega ciò da cui il disco viene fuori. Il rock and roll può condizionare la politica, nel senso che aggrega le persone tra di loro e la musica comunica delle idee. Ma, alla fine, quello che stiamo vivendo ora (a ridosso dei fatti di Parigi, ndr) è un problema assai più grande rispetto ad altri fatti successi in passato, e la soluzione è nel curare la povertà, nel prendersi cura dell’ignoranza.

Finché non si risolve il problema della povertà e dell’ignoranza avremo dei grandi problemi, e accadimenti del genere continueranno a verificarsi: niente cambierà finché non ci occuperemo seriamente della povertà e dell’ignoranza nel mondo.

Si tratta di un’impresa, ma non ci abbiamo riflettuto troppo seriamente in passato e ora ne vediamo i risultati. Avremo terrorismo, estremismi religiosi, ogni tipo di conseguenza negativa che povertà e ignoranza provocano. Questo è un momento storico assai difficile, ma bisogna rimanere fiduciosi, e risolvere concretamente il problema alla sua fonte originaria. Non puoi sanare l’irrisolto di povertà e ignoranza senza curarle alla radice, intervenire lì dove iniziano.

E questo richiede un impegno da parte del mondo attuale, e il ruolo che il rock and roll gioca in tutto questo è quello di continuare a diffondere una comunicazione emotiva, sprigionare amore e ottimismo, energia positiva, e si spera in qualche modo durante il percorso possa ispirare le persone a voler imparare di più della vita e di se stesse.

INCONTRO CON WARREN ZANES

«Il rock and roll ha giocato un ruolo decisivo nell’abbattimento delle barriere emotive dell’era precedente alla lotta per i diritti civili. Troppi pochi ragazzi conoscono questa storia», scrive Van Zandt nella presentazione on line della sua Rock and Roll Forever Foundation, organizzazione che ha come obiettivo lo studio e la tutela del rock and roll e della sua cultura. Pluripremiato con dischi di platino, produttore, compositore e impresario, l’artista ha fondato con Springsteen la E Street Band.

Dal 2002, dirige e conduce il programma radiofonico Little Steven’s Underground Garage; impegnato dagli anni Ottanta nella lotta per i diritti umani, ha ricevuto due onorificenze dalle Nazioni Unite e premi per il suo film The Making of Sun City. Dopo aver recitato nei Sopranos, sta ora inaugurando la terza stagione di Lilyhammer, che lo vede attore protagonista.

La sua Rock and Roll Forever Foundation ha sede a New York nel quartiere di Noho, tra l’East Village e Washington Square Park a pochi passi del cuore della New York University, la cui espansione sta nel tempo modificando lo skyline del Greenwich Village; ed è lì che abbiamo incontrato Dr. Warren Zanes, executive director del Rras e docente con Phil Galdston del corso Songwriting History and Criticism: 14 Songs presso la Steinhardt School of Culture, Education, and Human Development della NYU.

Un ciclo di lezioni che partono dall’analisi di pezzi come Papa’s Got a Brand New Bag (1965) di James Brown, Good Vibrations (1966) dei Beach Boys, A Case of You (1971) di Joni Mitchell per investigarne il contesto sociale, culturale e politico. È stato per anni vice presidente dell’Education and Public Programs alla Rock and Roll Hall of Fame and Museum, tra i vari volumi ha appena pubblicato negli Stati Uniti una biografia di Tom Petty (Petty. The Biography, Henry Holt and Co.) che sta avendo ottimi riscontri. Ma Warren è anche e soprattutto il chitarrista dei Del Fuegos e autore di tre album solisti.

Gli chiediamo quale sia la filosofia che anima questo progetto e cosa possa rappresentare il rock and roll per gli studenti di oggi, spiega: «Il rock and roll è la musica dei loro nonni e dei loro genitori, ed è questa una cosa dura a dirsi. Allo stesso tempo però il rock and roll degli anni Cinquanta, nella sua più ampia accezione, è assolutamente connesso alla musica di oggi. È la musica che appartiene ai ragazzi. Come afferma Chuck D dei Public Enemy, ‘l’hip hop è rock and roll’. È la musica che viene dai margini della società, e si evolve continuamente offrendo a chi vive ai margini il potere e la possibilità di avere un ruolo nel mainstream. Il rock and roll è la musica della working class ed ha una qualità ‘rivoluzionaria’; ma per me, questa qualità risiede nel suo ‘spirito’, nel ‘ritmo’, nel ‘groove’».

Senior manager e supervisori della fondazione sono Adam Rubin e Blair Bodine che si occupano di diramare i grandi temi di Rock and Roll: An American Story: nascita del rock, ribellione giovanile, frammentazione, trasformazione.

Ed è proprio da The Rise of The «Girl Groups», uno dei più sfavillanti tra questi capitoli, che sembra essere schizzata fuori con tutta la sua verve dirompente Darlene Love, la quale ha iniziato la sua carriera come voce delle Blossoms e delle Crystals, ed è ora prodotta e rilanciata da Steven Van Zandt nel recente Introducing Darlene Love, un album dal suono potentissimo e dai contributi eccellenti (Costello, Springsteen, Joan Jett tra gli altri) che svela tutta l’attualità del «wall of sound» di Phil Spector.

Barriere che crollano e mura sonore che resistono alle grandi trasformazioni. Quando il puzzle è completo e i pezzi si incastrano profondamente non c’è margine di errore, solo la perfezione del suono che tutto contiene.>.

Marilisa Merolla
(*)

(*) Marilisa Merolla è fondatrice e direttrice della Music Making History Research Unit, è professore associato di Storia contemporanea alla Sapienza Università di Roma (dip. Scienze Sociali ed Economiche).

Fonte testo e immagine (link)
"il manifesto.ir" del 05/12/2015

Nota
Autorizzazione alla pubblicazione dalle h. 16 del 05/12/2015

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<Un SALTO nel BLUES>
"La colonna sonora della mia anima … ain’t nothin’ but the Blues"
Libro di Salvatore Amara
CUEC Editrice, Cagliari




Dalla prefazione dell'Autore

<Prima di ascoltare Hendrix avevo già sentito parlare della musica Blues, ma mai prima di allora mi aveva così incuriosito, dato che proprio dal Blues, artisticamente parlando, pare che Hendrix avesse mosso i suoi primi passi […]. Fu proprio nel cuore del quartiere soul, il quartiere nero di Chicago rappresentato nel film The Blues Brothers, che trovai improvvisamente la risposta alle mie domande.
John Lee Hooker era seduto in mezzo a Maxwell Street, indossava un cappello e calzava dei mocassini disonesti che batteva a terra tenendo il tempo, era nero ed aveva uno sguardo deciso, sicuro e fiero […]. Il brano che suonava col suo tipico incedere boogie, Boom Boom, fece esplodere definitivamente la mia passione. Fu una folgorazione!!! Anche io finalmente avevo visto la LUCE!!! Da quel momento in poi nel mio cuore di musicista non ci sarebbe più stato posto per niente, tranne che per il Blues … ain’t nothing but the Blues!
Da quel momento in poi è stata una ricerca spasmodica e senza tregua di ogni disco, musicassetta e videocassetta di musica Blues. Avevo ormai compreso che ad ogni nuovo album di Blues corrispondeva una felicità incomparabile. Più ascoltavo quella musica e più mi sembrava familiare, era quasi come se avessi perso la memoria ed improvvisamente l’avessi ritrovata […]. Era come se alla fine di un lungo viaggio fossi riuscito a ritrovare la strada di casa, ora, finalmente, ero ritornato al punto d’inizio, mi sentivo a casa, avvertivo l’aria di casa.>.

Note dell'Editrice
"Salvatore Amara, chitarrista, cantante e autore (Cagliari, 1966). A nove anni inizia a suonare la chitarra da autodidatta e dopo aver fatto esperienza nei locali di Londra nel 1993 fonda la Salvatore Amara & The Easy Blues Band. Nel 1995 vince il concorso regionale Narcao Blues Festival. Nel 1996 e nel 1997 si esibisce S al Rocce Rosse & Blues Festival di Arbatax. Nel 2011 produce il CD Back to the Blues, contenente brani originali tutti a sua firma, che viene trasmesso in numerose radio internazionali dedicate al Blues. Nel 2013, nel 2014 e nel 2015 collabora all’organizzazione e partecipa alla I, II e III edizione del Blues Festival di Cagliari. Nel 2014 produce il CD The Blues Catcher, contenente brani originali tutti a sua firma. Nel corso della sua carriera ha suonato come supporter di Andy J. Forest, Ronnie Jones, B.B. King, Jeff Healey, Peter Green, John Mayall, Jack Evans & John Higgs, Herbie Goins, Jono Manson.".

Scarica un’anteprima (1,8 mb) de "Un salto nel Blues", che costituisce <Un viaggio avventuroso e appassionante nel mondo del blues e del rock, alla ricerca delle radici, con tutte le schede degli artisti e i testi più significativi. Il libro è corredato di fotografie inedite realizzate da Michele Lotta e Mauro Amara.>.

Commenti sul libro
Scheda in f.to jpg

Note sul libro
<Un salto nel Blues" di Salvatore Amara
CUEC Editrice by Sardegna Novamedia Soc. Coop.
Dicembre 2015, cm 21×28, pp. 520 € 30,00
ISBN 978-88-8467-960-4

Info per contatti con la CUEC
via Basilicata 57/59
09127 Cagliari
Tel. e Fax (+39) 070 271573
www.cuec.eu
info@cuec.eu
sardegnanovamedia@tiscali.it

Fonte prelievo testo e immagini (link)
CUEC Editrice by Sardegna Novamedia
Pubblicato previa autorizzazione CUEC Editrice del 09/12/2015

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"CASCINA MACONDO" - ASSOCIAZIONE di PROMOZIONE SOCIALE
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"Tutti gli uòmini, nell'arco della loro vita,
hanno in sostanza due veri grandi problèmi da risòlvere.
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<Memorabilia e avanguardia, ma è sempre Bob Dylan>
Articolo di Andrea Colombo
Pubblicato su “il manifesto.it” del 25/11/2015




<Note sparse. Esce "The Cuttin Edge", in 6 cd il dodicesimo volume delle Bootleg Series. Registrazioni in studio, inediti, tracce alternative e semplici promo, il biennio delle meraviglie 1965-1966 regala altre perle del «ragazzo» di Duluth
Bob Dylan è stato dato per musicalmente morto almeno due volte, salvo sbigottire i dolenti con resurrezioni trionfali. Era un «has been» già nel 1973: prima di smentire i necrologi con una serie di album considerati oggi tra i migliori. Era un attempato ricordo alla fine degli anni ’90: da allora ha inciso sette cd uno meglio dell’altro, inclusa l’ultima rivisitazione di Sinatra, Shadows in the Night.
Però, senza togliere nulla ai capolavori precedenti o a quelli successivi, la cresta dell’onda è stata il biennio 1965–66. Se la produzione di Bob Dylan fosse limitata a quella fase breve e scintillante, in realtà appena 18 mesi di cui 14 di sessions in studio, la statura dell’artista non sarebbe diminuita di un millimetro. Se al contrario fossero cancellati quei pochi mesi febbrili, lo si considererebbe oggi «solo» un grande cantautore. In quel picco creativo Dylan incide Mr. Tambourine Man, Love Minus Zero, It’s All Over Now Baby Blue, Like a Rolling Stone, Desolation Row, Visions of Johanna, Just Like a Woman, Sad-Eyed Lady of the Lowlands, solo per citare i pezzi universalmente noti. Scandalizza il pubblico politicamente corretto di Newport elettrificando il folk per coniugarlo con il rock, insieme al primo vero genio del blues bianco, Mike Bloomfield, e con il grande Al Kooper all’organo. Traversa l’Europa, spalleggiato dalla Band, in una tournée che la stupidità dei benpensanti radical trasforma nella più fischiata di tutti i tempi, oltre che in una delle migliori che la storia registri. Nascono in studio, tra il gennaio 1965 e i primissimi mesi dell’anno successivo, i tre più significativi album incisi dal ragazzo di Duluth, Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited e Blonde on Blonde. La semplice protesta se la era già lasciata alle spalle nel 1964: il passo successivo è attingere alla potenza visionaria che animava anche le migliori canzoni precedenti, prendere senza timidezze a modello i poeti maledetti francesi e quelli beat americani, ma allo stesso tempo rivoluzionare i folk mixandolo con potenti dosi di rock’n’roll.
Il miracolo di quell’irripetibile fase creativa è registrato fedelmente nel dodicesimo volume delle Bootleg Series, che la Columbia sforna con regolarità, alto livello tecnico e meritato successo sin dal 1991. Si chiama The Cutting Edge (più o meno: «All’avanguardia») e ce ne sono tre diverse versioni: la prima e più abbordabile è un tipico «best of» in due cd. Comprende 36 pezzi, tutti inediti tranne due e per chiunque apprezzi anche solo un po’ il massimo autore degli ultimi 50 anni è imperdibile.
Per i fan, versioni anche molto diverse dall’originale dei capolavori di Bob Dylan non sono una novità. Si tratta in fondo del principale «performing artist» vivente, secondo la definizione coniata dal compianto Paul Williams, dunque di un artista che rivisita e reinterpreta in continuazione le sue canzoni. In questo caso però non si tratta di reintepretazioni, ma di progressive messe a punto dell’idea originale, e il risultato è in molti casi sorprendente. Soprattutto le canzoni di Blonde on Blonde, sono infatti proposte in versioni diverse ma degne del confronto con quelle note, decisamente più accelerate e rockeggianti, ma anche i pezzi registrati per i due album precedenti riflettono alla perfezione la trasformazione di quello che all’inizio del 1965 era ancora un cantante folk, sia pure il migliore, in artista in tutti i sensi «all’avanguardia».
Chi davvero ma Dylan, però, non potrebbero mai accontentarsi della versione corta del boxset, nella quale si perde completamente il senso della progressiva messa a punto e della sperimentazione musicale, restituito invece perfettamente dal cofanetto completo in 6 cd, uno dei quali occupato solo dalle diverse registrazioni di Like a Rolling Stone. La terza versione conta 18 cd, contiene tutto quanto registrato in studio in quei 14 mesi ed è disponibile, in 5mila copie numerate, solo acquistandola on line presso il sito www.bobdylan.com. Per un ascoltatore di interesse limitato è maniacale, per i fan è da perderci la testa. Certo, il prezzo è salato: 600 dollari. Però c’è sempre Torrent…>.

Andrea Colombo

Fonte di prelievo (testo e immagine)
http://ilmanifesto.info/memorabilia-e-avanguardia-ma-e-sempre-bob-dylan

Nota
Pubblicazione a seguito di autorizzazione del 26/11/2015 da parte de “il manifesto.it”
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<L’oro di Trastevere>
Articolo ironico, satirico e sarcastico sulla "Buona Scuola"
Autore Gigi Monello

<Son vent’anni che una casta di “esperti” ci ammannisce teoremi e comandamenti; un immenso universo di norme e feticci verbali vive senza più rapporto con la realtà. Pare che in certe stanze, per settimane poco si sia smorzato il lume. Si riformava. Trastevere Boys, li hanno chiamati. Onde evitar angustie e timidezze, li han voluti giovani, “digitali”, creativi, non specialisti. Tra brochure, foto-ricordo, eccitazione e tramezzini, hanno rifatto il mondo. Riempie, rifare il mondo a 40 anni. A Luglio, missione compiuta. “È stato bello...ragazzi”. Non possiamo non immaginare meritate spiagge, relax e ombrelloni... “La vedo stressata...lei di che si occupa?”. “Sistemi educativi...sa...riforma della scuola”. “Nun me dica...”.

Assodato che i discorsi difficili su temi complicati sono la prosecuzione dell’onanismo con altri mezzi, senza dubbio riformare a parole la scuola italiana è stato per decenni notevolissimo caso di specie. Ovviamente nei fastosi apparati non tutto è stato onanismo; c’era pure il direttamente dannoso. Ma è il primo che affascina. Son vent’anni che una casta di “esperti” ci ammannisce  teoremi; colore un immenso universo di norme e feticci verbali vive senza più rapporto con la realtà: supponente, labirintico, e asfissiante Prendiamo un pezzetto di questa “buona scuola”, il comma, quello che cambia il POF. Volendo spiegare il POF ai profani, diremmo che esso è tutt’ ‘e cose che si fanno in una scuola; che, siccome non faceva fino chiamarle tutt’ ‘e cose, allora le si chiamò POF. Naturalmente, chi dentro la scuola ci vive, sa benissimo che il ritrovato, sbilanciando la faccenda verso “l’emporio” più danni che altro ha prodotto. Ma era la grande stagione dell’Autonomia e, come si suole dire in certi corridoi, “Che svorta fai, si la botta de novo nuncellai ?”. Sennonchè, siccome il nuovo ha da avanzà e la scuola ha da esse scien...scien...scien...tifica (Gassman, I soliti ignoti, 1958), voilà le PTOF (piano triennale offerta formativa). Non ridete, perché farne uno non è affatto robetta da niente: servono quattro finissime mosse: 1) Predisporre; 2) Indirizzare; 3) Elaborare; 4) Approvare. Tralasciando l’aspetto esoterico, cioè il fatto che ogni scuola debba avere, per legge, una fantomatica, condivisa “identità culturale e progettuale” (“rivedibile annualmente” – non si sa mai –), vediamo nei fatti come si fabbrica un PTOF: 1) “Ogni Istituzione scolastica predispone con la partecipazione di tutte le sue componenti (dunque, docenti, dirigente, segretario, applicati, tecnici, bidelli, studenti e congiunti) il piano triennale dell’offerta formativa” (comma 14, 1). “Ai fini della predisposizione del piano, il DS promuove i necessari rapporti con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti sul territorio” (comma 14, 5) (lo facesse davvero, passerebbe settimane a girar per contrade). 2) Visti e sentiti Presidente del Circolo degli scacchi, Amministratori di Municipalizzata, Itticoltori, Rotary, Ordine dei medici, Confartigianato, Sindaco, Avis e Pro-loco, debordante di idee, a questo punto il Dirigente indirizza, cioè promana concetti ispiratori. 3) Ispirati quanto basta, tre o quattro tizi elaborano il documento da votare in Collegio. Sorge un busillis: e se l’elaborato venisse respinto o cospicuamente modificato rispetto agli indirizzi del demiurgo? Si riprende daccapo? Si va comunque avanti? Si fa finta di niente? Non si sa. 4) Il Consiglio di Istituto approva (un tempo, misticamente, “adottava”). Qualora rigettasse? Silenzio. Processo finito: la scuola può funzionare.

Si potrebbe a lungo continuare: i ghirigori, nella 107, non mancano: dagli “stili di apprendimento”, alla “didattica laboratoriale”, dal “metodo cooperativo” all’ “apertura al territorio”, dall’ “apprezzamento sociale del DS”, alle declamazioni oniriche su CLIL, inclusività, individualizzazioni e personalizzazioni; per finire –inarrivabile genialata– con le 200 ore di alternanza Scuola/Lavoro nel triennio liceale. Sfoglino, i riformanti, volumi di Fisica, Scienze, Storia e Filosofia del 5° anno; e ci dicano poi dove si trova il tempo (misericordia voglia che resti un ghirigoro).

Tra qualche giorno (pardòn, mese) ogni scuola si darà la sua immaginaria “identità culturale”; con la solita brava sfilza di chiesastici obiettivi cognitivi e socio-affettivi; tutti al posto giusto, recitabili come preghiere. Come sempre il cruciale fascicolo conterrà tutt’ ‘e cose. Poi verranno i danni seri: gli staff, l’intimidazione, gli affarucci, i servilismi, i comitati di valutazione, le chiamate dirette, gli incarichi triennali, la distribuzione di mance, la pressione perché si standardizzi, si punti al “pratico”, all’ “utilizzabile”. Pensare uguale, pensare piccolo, pensare al sodo.

Di riforme se ne eran viste tante, ma questa è assolutamente speciale. Torna in mente la lezione sul pernacchio del grande Eduardo, ne “L’oro di Napoli”; e cosa dovesse significare la mirabile emissione: “Tu si ‘a schifezza ra schifezza ra schifezza ra schifezza ‘e rifforme!”.>.

Gigi Monello

Fonte
Gigi Monello - Mercoledì 21 ottobre 2015 - 99 letture “Il giro di vite”


Post Scriptum
Si ringrazia l'autore per la gentile concessione alla pubblicazione

Note sull'Autore
Gigi Monello, è un docente di Storia e Filosofia nelle Scuole Secondarie di II Grado. Scrive articoli per vari giornali e riviste online. Ha anche pubblicato nell'anno 2008, per gli editori "Scepsi e Mattana" di Cagliari, il libro "La luce nel fosso - Tre racconti su Leopardi e Napoli". Più sotto è riprodotta la "cover", su cui è attivo il link all'URL specifico di pagina del libro in questione. Oltre la sua lettura, si consiglia anche la visione della recensione o, meglio, commento critico del libro, redatto da Santa Di Salvo, pubblicato sul quotidiano "Il Mattino" di Napoli, in data 17/02/2008. Il medesimo è rinvenibile sul sito web di "Report On Line" (clicca). L'autore è presente anche su Facebook.


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<Sa mitza de s’arti sadra>
Inaugurato il Museo d’Arte e Artigianato artistico
Terralba (OR), 21 novembre 2015
Servizio (cc) di Gianfranco Ghironi



Festa doveva essere e festa è stata. E’ avvenuta in un'atmosfera gioiosa, l’inaugurazione del Museo d’arte e artigianato artistico “Sa mitza de s’arti sadra”, svoltasi sabato 21 novembre 2015, alle ore 19.00, all'interno di un ampio e luminoso locale di circa 400 mq interamente ristrutturato, nel cuore di Terralba (OR). Con Doddore Meloni, protagonista indiscusso della serata, quale ideatore, organizzatore e intraprendente promotore dell’iniziativa, stanco ma visibilmente soddisfatto dell’esito del suo lavoro e dell’interesse dimostrato dalla tante persone presenti. Molte delle quali, è bene precisarlo, venute anche da altre ex province dell’isola. Presenti diversi Sindaci dei Comuni limitrofi, operatori del settore artistico-artigianale e comuni cittadini, tutti ospiti decisamente incuriositi dalla molteplicità delle opere esposte, tipologicamente molto diverse tra loro, realizzate con materiali vari e tecniche anche originali, miscelate in modo razionale e accattivante a livello visivo. Una panoramica di cosa e come si produce in Sardegna e, soprattutto, di ciò che si potrebbe fare per valorizzare questo “comparto” se, oltre a un miglior coordinamento di base, ci fosse più attenzione anche da parte delle autorità istituzionalmente deputate, ai “livelli alti”. Non si può infatti nascondere che all’interno di questo movimento d’arte e artigianato artistico, siano intrinsecamente compresi anche aspetti di carattere economico, produttivo e occupativo di non lieve entità, valenza umana e sociale, che si devono e si possono ben conciliare con quelli più eminentemente culturali. La Cultura in tutti i suoi risvolti, oggi più che mai, è un settore su cui puntare decisamente per tanti motivi. Non solo per innalzare il livello di coscienza di tutti, che porta di conseguenza ad una maggiore socializzazione e consapevolezza delle risorse disponibili nel territorio regionale, ma anche per promuovere la diffusione e la valorizzazione delle cosiddette opere dell’ingegno e della creatività, che sono tante ma spesso misconosciute al grande pubblico. Ma questa è un’altra storia e si vedrà di approfondirla in momento diverso, magari a partire dal museo appena inaugurato. “Sa mitza de s’arti sadra”, infatti, si propone per sua natura costitutiva, di organizzare in proprio e/o in collaborazione con singoli operatori, enti e organismi del settore, iniziative finalizzate all’approfondimento di queste tematiche, da cui possano scaturire sinergie d’azione per l’intrapresa e la promozione di eventi di natura culturale ed economica, ivi compresi lo sviluppo di attività didattico-educative (anche in collaborazione con le scuole locali) e turistico-ambientali con le agenzie del settore. Per questo si allestiranno corsi, seminari, convegni, dibattiti, incontri, etc., che affrontando i problemi con entusiasmo e sano pragmatismo, verificando le risorse disponibili e valutando quelle potenziali, possano portare alla creazione di una piattaforma condivisa e condivisibile, partecipata e partecipativa, atta a sviluppare razionalmente e produttivamente le giuste iniziative concrete da intraprendersi. Tutte queste sfaccettature, Doddore le conosce e sa bene che l’impresa non sarà di facile realizzazione, perché entrano in ballo (non tondo) diverse componenti che saranno di ostacolo, "in primis" quella atavica dei sardi di non sapere fare squadra, se non nei momenti difficili della storia. Ebbene, credo che (a parte l’ipotesi di una possibile guerra globale, scatenata dall’onda terroristica), stiamo attraversando un periodo difficilissimo della nostra vita regionale (ma non solo…), sia dal punto di vista politico-sociale sia economico-finanziario, che ha già messo in ginocchio molti operatori del settore in argomento, costretto piccole e medie aziende, singoli individui e interi nuclei familiari all’indigenza. Ebbene, proprio per fronteggiare questa grave situazione, occorre una reazione positiva di tutte le forze sociali esistenti che, contestualmente e, necessariamente, in modo sinergico, operino per unire le rispettive risorse, nell’ambito dei compiti a ciascuna di esse riservato. Da questo settore può partire sicuramente una proposta di rinascita produttiva, sia in termini culturali che occupativi. Un Museo questo, denominato non a caso "Sa mitza de s'arti sadra" (La sorgente dell'arte sarda), che intende andare alla ricerca della fonte primigenia, delle radici più profonde, dell'identità da riscoprirsi, delle tradizioni popolari da valorizzarsi, della Cultura (intesa in senso antropologicamente esteso) millenaria di un popolo che deve ritrovarsi. Proprio per queste fondamentali motivazioni e finalità da perseguire, il Museo dovrà essere sempre un "cantiere aperto", con un occhio di riguardo alle tradizioni ma senza trascurare le novità, la sperimentazione di nuove tecniche di lavorazione e dell'uso di materiali eco-compatibili, per dare visibilità alle originali creazioni di ogni genere, che portino innovazione tenendo sempre conto del luogo e/o del "logos" di riferimento, da cui si è comunque partiti per la percorrenza dell'itinerario esistenziale. A quanto sarà esposto in modo permanente, si aggiungeranno cammin facendo, mostre personali e collettive di artisti e/o artigiani, rassegne d'opere a tema o libere, presentazione di libri, recite di poesia, lettura di brani letterari e concerti di musica varia, che daranno ancor più spessore e qualità alla proposta museale. Insomma, un'iniziativa che guarda lontano e, soprattutto, con una visione grandangolare o, meglio, a 360 gradi. Questo è un bene per tutto e per tutti, perchè la Cultura non ha e non deve avere confini nè padroni. Nel congratularmi con Doddore per l’importante iniziativa intrapresa, autogestita e autofinanziata, messa gratuitamente a disposizione della popolazione e degli operatori, da autentico mecenate d'altri tempi, esprimo a lui e al Museo "Sa mitza de s'arti sadra", gli auguri più sinceri per il miglior proseguimento: a kent’annos, cun saludi e prosperidadi, po sa Sardigna.

Gianfranco Ghironi
Servizio (testo e foto cc)
23 novembre 2015

Elenco espositori

01. “Graniti e Marmi” di Gianni Deledda -zona artigianale- Bultei (SS) – Tel. 349 7631194
02. “Artisti del legno” di Mandis Delio & figli – Mogoro (OR) – Tel. 0783 990254
03. “Ceramiche Artigianali e Artistiche” di Emanuela Lussu – San Sperate (CA) – Tel. 329 2787629
04. “Cestini di carta (tradizione e riciclo) di Giovanna Manconi – Bortigali (NU) – Tel. 327 2330417
05. “Su maistu de linna - Carlino” di Pier Paolo Mandis – Mogoro (OR) – Tel. 0783 990003
06. “L’arte della pelle - Taschedda” - Siniscola (NU) – Tel. 347 6406857
07.  “Sartoria Artigiana - Istimentos” (Faina de Sardigna) – Samugheo (OR) – Tel. 0783 64524
08. “Pezzi unici in legno” di Tonio Arceri – Località N.D. - Tel. 340 2730880
09. “LegnArt” di Antonio Piras – Località N.D. - Tel. 3474229731
10. “Arte Raku” di Manlio Arangino – Località N.D. – Tel. 348 3442811
11. “Sa Cannizzada terralbese” di Ogno & figli – Terralba (OR) – Tel. 349 4060464
12. “Cassette in legno per vino” di Gianluca Corda – Mamoiada (NU) – Tel. 340 5130137
13. “Azienda vitivinicola” di Melis Enrico – Barrali (CA) – Tel. 349 4971666
14. “Dolce e Fresco”  di Statzu Simona – Terralba (OR) – Tel. 0783 82773
15. Pittori: Giovanni Columbu, Gigu e Manna – Località e Telefono N.D.

AVVERTENZA

A margine di questo articolo/servizio, si può visionare una galleria fotografica costituita da 84 immagini, realizzate da Gianfranco Ghironi (GiGhi), in occasione dell'inaugurazione del Museo. Le stesse, sono disponibili in due formati. Il primo è in modalità "slideshow" a scorrimento laterale automatico. Il secondo in "miniature", singolarmente cliccabili per ingrandimento e anche a scorrimento laterale dx o sx, tramite pressione degli appositi pulsanti a "comparsa" col passaggio del mouse.

Informazioni per i contatti col Museo

Indirizzo postale
Via Piave n. 7 - 09098 Terralba (OR)
Indirizzo e-mail
doddore.meloni@yahoo.com

NOTE

Nel caso molto probabile, che abbia omesso involontariamente qualche espositore, al pari di possibili inserimenti di dati inesatti o incompleti (come quelli relativi ai pittori), si chiede a chi si accorgesse di ciò, di comunicarmi le mancanze e i dati certi, scrivendo a “La Piazzetta news”, all'indirizzo di posta elettronica lapiazzettanews@altervista.org. Nella comunicazione si dovrà specificare il nome e cognome dell'espositore e/o dell'azienda/impresa mancante, tipologia d’attività e località di svolgimento del lavoro, numero di telefono fisso e/o cellulare. Provvederò immediatamente ad aggiornare l’elenco di cui sopra. Vi ringrazio anticipatamente della cortese e utile collaborazione.

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<Mondo Beat Story> di Melchiorre Gerbino
Storia documentata e illustrata del Movimento Mondo Beat e della nascita della Contestazione
Articolo/Servizio di Melchiorre Gerbino

https://www.facebook.com/media


<Negli anni '60 tre movimenti di coscienza, animati dai principi della nonviolenza e dell’ecologia, s’impegnarono per l’affermazione dei diritti civili e condizionarono il potere costituito là dove essi si manifestarono.
1 - Il Free Speech Movement dell’Università di Berkeley, California, che si caratterizzò per forme di "protesta" contro l’autoritarismo nel sistema d’insegnamento negli USA e contro la guerra nel Vietnam. Influenzò profondamente la gioventù americana e di conseguenza quelle delle società più avanzate nel mondo.
2 - Il Movimento Provo, olandese, che si caratterizzò per forme di "provocazione". Esplose il giorno in cui la principessa ereditaria Beatrice sposò il tedesco Claus von Amsberg, che aveva militato nella Gioventù hitleriana. Fece traballare il trono in Olanda e sensibilizzò la gioventù europea ai temi del pacifismo e dell’ecologia.
3 - Il Movimento Mondo Beat, italiano, che si caratterizzò per la "contestazione", che è "azione nonviolenta di massa per l’affermazione dei diritti civili e per la salvaguardia dell’ambiente nell’era nucleare".
Il Movimento Mondo Beat era stato di poco più giovane del Free Speech Movement e del Provo Movement e in vario modo aveva preso orientamento da essi. Sarebbe stato quello che avrebbe percorso più in fondo la strada comune, fino ad arrivare ai cantieri del Villaggio Globale, che stava sorgendo, e partecipare al suo sviluppo. I modelli della "protesta" e della "provocazione" avevano fin lì attivato le categorie dei giovani e degli intellettuali, i modelli della "contestazione" avrebbero attivato le masse.
La Contestazione in Italia si sarebbe manifestata a tali livelli di massa che il potere, per scioccare la massa e arginarla, avrebbe fatto ricorso alle bombe sui treni, nelle stazioni ferroviarie, nelle piazze gremite di gente, nelle banche.
la Contestazione avrebbe messo in crisi il Vaticano, quando tanti giovani preti avrebbero affermato a viva voce il loro diritto al matrimonio e quando, nel crescendo dei movimenti femministi, una di esse sarebbe entrata in San Pietro con il cartello "L’utero è mio e me lo gestisco io!".
La Contestazione avrebbe fatto fuggire dall’Eliseo l’inquinatore nucleare Charles de Gaulle, che per tornare precariamente al potere si sarebbe compromesso coi sovietici e avrebbe fatto uscire la Francia dalla NATO.
Dopo l’Italia e la Francia, l’azione nonviolenta di massa per l’affermazione dei diritti civili e per la salvaguardia dell’ambiente, cioè la Contestazione, si sarebbe manifestata in diverse aree del mondo, in questo momento (2013/4) si manifesta nelle società islamiche, ed é evidente come le sue motivazioni facciano ormai parte della coscienza universale comune.>.

Fonte Articolo/Servizio
Melchiorre Gerbino (Autore)
Pagina Facebook
https://www.facebook.com/media
Sito Web dedicato a “Mondo Beat”
http://www.melchiorre-mel-gerbino.com
Profilo Twitter
@MelGerbino

NOTE
Nel ringraziare Melchiorre Gerbino, per la cortese autorizzazione concessami per la pubblicazione dell'articolo/servizio di cui sopra, si informa che per saperne di più sulla storia del Movimento "Mondo Beat" in Italia e non solo, si può liberamente visionare il sito web e/o la pagina Facebook sopraevidenziate, a cui sono stati attivati gli appositi link di richiamo diretto.
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AUGURI a NEIL YOUNG per i 70 ANNI di VITA di cui 50 in MUSICA
Omaggio con YouTube al grande folk-rock singer canadese
Audio-Video di "Love and War"





Quante emozioni ci hai dato e quante ancora continuerai a darcene. Per questo e altro, ti auguriamo lunga vita come persona e alla tua arte musicale. Grazie Neil, auguri di cuore e, come, diciamo in Sardegna, "a kent'annos, cun saludi e prosperidadi"!

GiGhi

P.S.
Ascolta anche l'album, pubblicato da Hunk Johnston il 10/07/2015 su YouTube, della durata di 2:23:20
Greatest Hits Full Album || Best Songs Of Neil Young

Leggi gli auguri ed i testi critici sui giornali onlline (
clicca sui titoli)

Neil Young, in un libro la sua corsa all'oro lunga 70 anni: "Devi cambiare sempre"
"In un libro, "(after) The Gold Rush", una carriera lunga 50 anni: dagli esordi coi Buffalo Springfield al sogno di libertà col quartetto CSN&Y, fino alla storia solista, le battaglie ambientaliste, le sfide tecnologiche, la tormentata vita famigliare. E un traguardo importante: 70 anni il 12 novembre"
Articolo di Michele Chisena
Pubblicato su "Repubblica.it" del 12/1172015

Neil Young compie 70 anni - Le 5 cose da sapere
"Il grande rocker dell’Ontario è considerato il padrino del punk e del grunge"
Articolo di Gabriele Antonucci
Pubblicato su "Panorama.it" 12/11/2015

23 grandi canzoni di Neil Young
"Scelte dal peraltro direttore del Post, da riascoltare oggi che Young compie 70 anni"
Servizio del Direttore
Pubblicato su "Il Post.it" il 12/1172015

Auguri a Neil Young: 70 anni
Articolo della Redazione
Pubblicato sulla "Gazzetta di Parma.it" il 12/11/2015

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Francesco De Gregori canta Bob Dylan, un “Ti amo, tesoro” scritto sulla facciata del Duomo di Milano
Testo critico di Michele Monina per Il Fatto Quotidiano.it del 29/10/2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/FQ Magazine/Musica


"Dopo aver vivacchiato negli ultimi anni con prove discografiche discontinue, quasi sempre sotto gli standard di un tempo, dopo aver collaborato con gente che in un mondo giusto si occuperebbe d'altro, dopo aver associato la sua voce e la sua immagine a iniziative che ci hanno fatto rimpiangere il Palalido e il suo processo sommario, ha tirato fuori dal cilindro un album che, al pari di quello con Giovanna Marini di ormai diverso tempo fa, riconcilia con la sua storia".



<Francesco De Gregori ti odio. Odio la tua sfacciata antipatia. Odio il tuo fingerti superficiale. Odio il tuo aver scritto siffatti capolavori messi lì, nella stessa biografia a poche righe dai duetti con Ligabue e Fedez. Odio il fatto che non sei tu, ma in realtà sei tu, o forse sono io. Nei fatti, Francesco De Gregori ti odio.
Appurato questo, passiamo alla mera cronaca musicale. Domani esce Francesco De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto. Oggi c’è stato l’ascolto per la stampa e la conferenza stampa di presentazione. Ci sono andato con ancora in mente la sua comparsata al concerto de Il Volo, e con al suo fianco Fedez e Elisa all’Arena di Verona, carico di pregiudizi e pronto a farmi giustizia da me. Fedez, Santo Dio  Chiaro, stavolta c’era di mezzo Dylan, non Fedez, ma non potevo che rimanerne deluso, lo sapevo.
L’album è stato anticipato da Un angioletto come te, traduzione di Sweetheart like you, prima traccia dell’album. Probabilmente il brano più significativo del lavoro. Non il migliore, intendiamoci, ma quello che meglio racchiude e esprime le intenzioni di De Gregori con questo lavoro. Una sorta di riproposizione pedissequa del mondo dylaniano, con traduzioni più letterali (la traducibilità dei testi è stata in parte determinante per la scelta dei brani, ci ha detto in conferenza stampa, stranamente logorroico, facendo esempi concreti, intrattenendosi nei dettagli) che libere interpretazioni poetiche. Con un cantato, addirittura, che tende alla mimesi con quello di Bob Dylan, stessi miagolii acuti, appoggiati su parole che, in questo De Gregori è stato gigantesco, permettono alla perfezione la mimesi, traduzioni letterali che suonano come onomatopee, magari sacrificando alcuni versi, ma sempre con coerenza e fedeltà, se vi sembra poco.
Gli altri brani sono altrettanto dylaniani nella trasposizione poetica, un po’ meno imitativi nell’interpretazione, salvo rari casi, per quanto possa essere poco dylaniana l’interpretazione di uno che ha sempre dichiarato il proprio amore per il cantautore americano, e che se anche non lo avesse dichiarato a parole lo ha sempre dichiarato nei fatti, con una scrittura spesso altrettanto mimetica, al limite del furto ben dichiarato nel sottotitolo, a sua volta omaggio a Love and theft. Ecco, se Dylan è stato l’impressionista della musica rock, parole del Principe, lui lì a abbattere prospettive coi suoi accordi, De Gregori è stato il suo epigono italiano.
Del resto la presenza in scaletta di un rifacimento della deandreiana Via della povertà, Desolation row, uscita nel 1974 in Canzoni del cantautore genovese, indica già in maniera precisa come di amore che arriva da lontanissimo si tratti. Un amore che ha spinto De Gregori a studiare a fondo il lavoro del menestrello di Duluth, fino a scegliere brani assolutamente non scontati, ricercati, improbabili. Niente superclassici, quindi. Nessuno dei brani che chi non conosce Dylan inserirebbe in un Greatest Hits (un Greatest Hits di Dylan, Dio mi fulmini), solo brani volutamente recuperati tra i cosiddetti minori (minori, Dio mi strafulmini). Sarà stata la classica mossa di un radical chic ormai stanco, mi ero detto prima di ascoltare l’album, affilando la punta alla matita rossa. Ecco, a leggere gli undici brani in tracklist, a sentire i suoni fedeli a De Gregori tanto quanto a Dylan, si capisce come di puro atto di amore si tratti, forse addirittura eccessivo, come a voler scrivere sulla parete del Duomo di Milano: “ti amo, tesoro”. Amo Dylan e lo rifaccio fedelmente, tranne le versioni distanti musicalmente dagli originali di Come il giorno e Via della povertà, in cui manca l’armonica, assente in tutto il disco, scegliendo brani che solo chi ama Dylan conosce, gente come me.
“Ti amo, tesoro”, dove il tesoro in questione è Dylan, la tavolozza la facciata del Duomo di Milano, le canzoni di Dylan, ma a scriverlo non è un ragazzino armato di bomboletta, ma Michelangelo. Francesco De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto è un atto d’amore. Senza furto. L’ascolto potrebbe forse spingere verso la noia, se disattento, ma a coglierne il valore filologico, o anche solo a cogliere la sonorità delle parole scelte da De Gregori per rendere omaggio a chi della sonorità delle parole è un maestro indiscusso viene da rimanere disarmati.
Ti odio, Francesco De Gregori, che mi disarmi quando ero sicuro di poter bruciare il tuo cadavere su una pira immerso nel Gange. Già pensavo cosa avrei scritto di fronte alle tue storpiature dylaniane. Per questo ti odio. Perché dopo aver vivacchiato negli ultimi anni con prove discografiche discontinue, quasi sempre sotto i tuoi standard di un tempo, dopo aver collaborato con gente che in un mondo giusto si occuperebbe d’altro, dopo aver associato la tua voce e la tua immagine a iniziative che ci hanno fatto rimpiangere il Palalido e il suo processo sommario, hai tirato fuori dal cilindro un album che, al pari di quello con Giovanna Marini di ormai diverso tempo fa, riconcilia con la tua storia. Ti odio Francesco De Gregori. No, in realtà ti amo, Francesco De Gregori.
Ti amo, al punto che avrei preferito in passato inchiodarti su una tela, come si fa con le farfalle, per preservare dall’usura del tempo la bellezza di quanto avevi fatto. O ti avrei infilato dentro le pagine di un libro, come si fa coi fiori che ci hanno regalato nelle occasioni importanti. Ti amo, e stavolta non te lo dirò incidendolo con un chiodo arrugginito sulla fiancata della tua auto nuova. Te lo dico e basta.>. (Testo di Michele Monina del 29/10/2015 per Il Fatto Quotidiano.it Musica).

Fonte: Il Fatto Quotidiano.it/FQ Magazine/Musica

Video associato all'evento da "La Piazzetta news"

https://www.youtube.com

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<Nasce a Selargius il primo Archeoparco realizzato dai privati cittadini>
Immagini e testo di Marcello Polastri
http://www.sardegnasotterranea.org



<Cinque capanne preistoriche, una sepoltura identica alle domus de janas, numerose pietre-stele, un allineamento di menhir e poi i forni che hanno partorito rudimentali vasi di terracotta ed anche cibo ben cotto, come nell’attesa di un convivio.

A Selargius, in località Sa Mizza, fervono i preparativi per quella che si preannuncia come una gran festa: è infatti nato l’Archeoparco Su Coddu. Sabato 14 novembre la sua apertura ufficiale.

L’INAUGURAZIONE
A tagliare il nastro inaugurale saranno il Sindaco di Selargius Gianfranco Cappai e l’Onorevole Alberto Randazzo; ad averlo già legato, il nastro, è stato Carlo Desogus.
Da ex ispettore onorario della Soprintendenza archeologica ci ha messo tanta energia, competenza e passione. Così, da Sardo verace, stimolato da quella cocciutaggine positiva per divulgar “l’identità perduta” della Sardegna, ha messo un seme nel suo terreno incolto.
Ancora qualche mese fa, in quello spazio desertico selargino accessibile dalla Strada Statale 554, si alternavano giunchi ed erbe palustri.
“Ho fatto germogliare dalla terra, che usai  come orto, il primo archeo-parco della Sardegna. Lo abbiamo realizzato noi, da gruppo di privati cittadini per amore verso il passato“, racconta entusiasta Desogus mentre tocca con le sue mani segnate dai calli, la copertura di una delle capanne nuragiche appena create.
Il periodo di riferimento? “Il neolitico recente, 5500 anni fa” precisa lo studioso, già autore di libri sulle emergenze archeologiche Selargine.
Che meraviglia osservare l’intreccio delle canne palustri a protezione del giaciglio degli antichi, “realizzato scavando il terreno, erigendo un modesto muretto con l’argilla, usando il legno, la paglia e lo sterco animale alla maniera della lontana preistoria. Sporcandoci le mani, infilando le unghie nel terreno come in un rapporto intimo con il suolo.
Ho messo a disposizione del grande pubblico – racconta Desogus – un terreno molto esteso, nel quale con un affiatato gruppo di amici, ci siamo rimboccati le maniche. Abbiamo anche realizzato un piccolo stagno in ricordo dello stagno sul quale si affacciava l’autentico  villaggio neolitico Selargino”.

I REALIZZATORI
“In compagnia di Roberto Scalas ci siamo adoperati per la lavorazione delle pietre, con Maria Schirru abbiamo studiato sull’esempio di parchi archeo-didattici. Con Giorgio Loddo – prosegue l’ideatore del progetto – abbiamo lavorato il legno, basandoci sulla mia esperienza di scavo archeologico.
Vorrei dire grazie a Maria Melis, ai fratelli Giovanni e Roberto Pulli per la realizzazione delle ceramiche, ad Andrea Gambula che ci ha aiutato con la grafica degli inviti ed anche a Alessandro Pili“.
“Da ispettore onorario – prosegue – mi sono basato sulla mia esperienza pluridecennale nel corso degli scavi scientifici effettuati a Su Coddu proprio a Selargius, in compagnia degli archeologi della Soprintendenza e del personale qualificato dell’Università.
Dal 1981 a qualche anno fa, grazie a una mia scoperta – afferma Desogus mostrando un mazzo di documenti – abbiamo individuato un villaggio pre-nuragico, le capanne de Su Coddu“.

L’IDEA GENIALE
Da allora e per lunghi anni, Desogus ha covato in gran silenzio l’idea di realizzare nei suoi terreni questo spazio culturale. In esso, grandi e piccini potranno toccare con mano fedeli ricostruzioni di capanne pre-nuragiche, sepolture preistoriche e vivere come in uno spaccato di vita passata.
“Ora mi aspetto grande partecipazione del pubblico, delle scuole, delle associazioni e sicuramente, conoscendo l’ambiente archeologico, ci sarà chi tra i titolati avrà di ridire, ad esempio i soliti archeo-fannulloni o chi, pagato anche dai nostri soldi in termini di tasse, poco o nulla ha fatto per valorizzare la storia Selargina“.
Desogus si blocca all’improvviso. Con  la mano sinistra indica le capanne nuragiche e i forni: “Li vedete? Quei legni dentro ai forni vanno accesi, questo luogo deve vivere per la comunità, per far esperienza. Questo è il mio appello: l’archeoparco è l’esempio tangibile di come possiamo far qualcosa in tema di storia, archeologia e didattica. Soprattutto in riferimento alla preistoria locale con quelle scoperte ora riprodotte ma che per davvero sono sepolte sotto la città”.
Nel parco tutti potranno offrire un contributo e “trovare ospitalità, titolati e ignoranti in senso lato, usufruendo di questo spazio gratuitamente, o al massimo con una offerta dettata dal cuore“. Gioirà la cultura senza censure e così, la storia ritrovata?
Lo scopriremo a partire da Sabato 14 novembre con l’apertura, ufficiale e davanti alle istituzioni, del parco. Prevista per le ore 10 in un terreno, ora fiorito, in località “Sa Mitza“.>.

Marcello Polastri



Fonte immagini e testo
http://www.sardegnasotterranea.org

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http://www.museocavallinodellagiara.it

MISSION

Dichiarazione di Missione del Civico Museo del Cavallino della Giara

L’impegno

"L’impegno del Civico Museo del Cavallino della Giara di Genoni si esprime nell’investimento di risorse ed energie per la ricerca di occasioni e linguaggi finalizzati ad un dialogo con le socialità del proprio territorio, presentando le testimonianze tradizionali nella complessità dei loro rapporti con l’universo culturale ed esponendo i caratteri simbolici, rituali, linguistici e materiali insiti nelle diverse manifestazioni umane.

In tal senso il Museo individua come risorsa le potenzialità della comunità civile e come produttività la capacità di organizzare un’offerta in termini di promozione d’interventi mirati nel campo della socialità.

Il Museo individua nella dimensione della restituzione culturale il valore della propria operatività. Restituzione in termini di partecipazione attiva alla cultura e alla crescita del luogo in cui il Museo risiede per porsi, fedele alla sua natura tematica e museale, come polo d’interesse sociale stimolo di riflessioni sulla qualità della vita, centro propulsivo di iniziative mirate alla formazione e dialogo sulle questioni dell’identità, della diversità e della appartenenza.

L’azione

Il Civico Museo del Cavallino della Giara si rivolge a tutti i cittadini indistintamente al fine di:

- contribuire allo sviluppo della comunità locale e del proprio territorio;
- partecipare, per quanto di sua competenza, alle vicende ed ai progetti di crescita civile e culturale della propria realtà sociale;
- concorrere a quella riflessione sulla qualità della vita che scaturisce dalla coscienza dell’imprescindibile rapporto fra memoria e identità storico-culturale;
- Contribuire allo sviluppo della cultura in genere e della lettura, con particolare attenzione verso l’infanzia;

Il Museo inoltre pone particolare attenzione ai valori dell’incontro sociale, al recupero di un corretto rapporto fra consumo, sfruttamento delle risorse e manualità, alla conoscenza della storia quale garanzia per la realizzazione di prospettive sul futuro individuale e collettivo.

Per la realizzazione di tali obiettivi il museo considera:

- l’”orientamento alla qualità” dei propri servizi e della propria organizzazione quale impegno etico, deontologico e di responsabilità pubblica;
- l’attenzione allo sguardo e alla partecipazione del pubblico quale aspetto determinante della progettualità e operatività;
- i diritti dell’utenza quale elemento imprescindibile dell’azione culturale e organizzativa;
- l’agevolazione dell’accesso ai saperi, alla comunicazione e all’informazione quale espressione del valore del museo come servizio di qualità pubblica;
- il rispetto dell’ambiente e la diffusione di buone pratiche di gestione dell’ambiente stesso.".

Allegato in f.to PDF


dichiarazionedimissionecivicomuseodelcavallinodellagiara.pdf

Fonte del testo e del logo: Museo del cavallino della Giara

Facebook: Parc e Museo del cavallino della Giara
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MUSEO "Sa Corona Arrùbia"
Museo Naturalistico del Territorio "G. Pusceddu"
http://www.sacoronarrubia.it/museo-sa-corona-arrubia

"Il Museo Naturalistico del Territorio Giovanni Pusceddu non è soltanto una complessa struttura tesa ad accogliere mostre internazionali ma un vero e proprio volano dell’intera economia turistica del territorio. In soli 13 anni di vita, infatti, il Museo ha staccato oltre 600.000 biglietti, ospitando grandi mostre internazionali quali I Dinosauri, I Grandi di Spagna (Goya, Dalì, Mirò e Picasso), Leonardo da Vinci – genio curioso, L’Uomo Egizio – la Civiltà faraonica nel racconto dei suoi protagonisti, La doppia elica del DNA, I Popoli Precolombiani, Gli Etruschi – un’antica civiltà rivelata, Gli Etruschi e la Sardegna, Al tempo dei mammut, Che Guevara – rivoluzionario e icona, Da Atene a oggi – le sfide olimpiche. Grazie a queste l’indotto ha beneficiato di uno slancio produttivo e il nome di Sa Corona Arrùbia è rapidamente cresciuto, varcando i confini dell’Isola.

Il Museo sorge ai piedi dell’altopiano basaltico da cui il Consorzio Turistico prende il nome. La “Corona Rossa”, in italiano, perché la sera, al tramonto, si accendono i colori dei licheni rossi che rivestono le rocce basaltiche, disposte a forma di corona, in cui, incastonati come pietre preziose, sorgono i Nuraghi costruiti sul ciglio degli strapiombi rocciosi.

È il più noto Museo naturalistico della Sardegna. L’esposizione permanente si articola in tre padiglioni, dedicati alla fauna, alla botanica e all’antropologia.

Il Padiglione faunistico propone la visita di otto grandi diorami, le stupende ricostruzioni tridimensionali a grandezza naturale di ambienti naturali del territorio: un modo nuovo per scoprire, rispettare e amare la natura che ci circonda attraverso la rappresentazione scenografica della fauna della Marmilla e della Sardegna; un’esperienza di alto valore scientifico e grande spettacolarità.

Il Padiglione botanico si articola a sua volta in tre sottosezioni: la Micoteca, la Xiloteca e l’Erbario attraverso le quali si arriva a scoprire come funziona una pianta, come si forma un frutto e tanti altri segreti del regno vegetale. Disegni e modelli botanici tridimensionali offrono un approccio diverso ai concetti basilari della botanica rappresentati anche in pannelli che illustrano gli aspetti vegetazionali tipici del territorio.

Il terzo Padiglione, quello antropico, propone un percorso che consente di ricostruire un’immagine concreta della storia e della cultura del territorio. Si articola in due parti: nella prima sono esposte sei suggestive ricostruzioni in scala dei più importanti monumenti archeologici della Marmilla; la seconda espone una collezione di testimonianze sulla civiltà contadina del recente passato.

Attorno al Museo sorge il Parco Geobotanico del Mediterraneo di 61 ettari, una sorta di moderno orto botanico dove le specie endemiche e in via d’estinzione, sono rappresentate, ciascuna, in migliaia d’esemplari geneticamente certificati.".


Contatti

Museo Naturalistico del Territorio "Giovanni Pusceddu", Loc. "Sa Corona Arrubia" Lunamatrona (VS) – Tel. 070 9341009 – Fax 070 9341135
E-mail museoterritoriale@gmail.com


Fonte foto e testo: Museo naturalistico territoriale "Sa Corona Arrùbia"



CONSORZIO "Sa Corona Arrùbia"
Consorzio turistico della Marmilla
http://www.sacoronarrubia.it


Chi siamo


"La storia del Consorzio Turistico della Marmilla “Sa Corona Arrubia” è cominciata nel lontano 1969, con la valorizzazione del Complesso Nuragico di Genna Maria a Villanovaforru: un nuraghe fortezza, un villaggio, uno scavo scientifico molto fortunato. Il piccolo paese, sebbene alla ribalta delle cronache, ben presto capì che le possibilità d’espansione turistica di un solo comune erano limitate sia territorialmente, sia per la quantità delle attrattive culturali.
La soluzione poteva venire solo da un Consorzio tra Comuni che unendo le forze avrebbero potuto diversificare e arricchire l’offerta. Nasce dunque, il 24/12/1982, alla vigilia di un Natale, il Consorzio Turistico della Marmilla, opera della volontà di 4 comuni fondatori, Collinas, Lunamatrona, Siddi e Villanovaforru, passati nel 1995 a 9, con l’inserimento dei comuni di Gonnostramatza, Pauli Arbarei, Sanluri, Ussaramanna, Villamar. Oggi il Consorzio ha raggiunto il numero di 20 Comuni con Barumini, Furtei, Genuri, Las Plassas, Mogoro, Sardara, Segariu, Setzu, Tuili, Turri e Villanovafranca. Ora, grazie all’intelligenza politica e alla lungimiranza degli amministratori di allora, il consorzio è indicato in tutta l’Isola come il miglior modello di sviluppo turistico per il centro Sardegna.
L’obiettivo principe è l’integrazione territoriale. Il Consorzio promuove, progetta, esegue e gestisce opere d’interesse comune al livello turistico, artigianale, industriale, commerciale. Valorizza i beni ambientali, archeologici, architettonici, storici e demoetnoantropologici.
Lo sviluppo è concepito in modo razionale e globale, a rete, per mettere insieme le singole realtà territoriali e connetterle tra loro. Si punta infine alla promozione delle risorse tradizionali: enogastronomia, artigianato tipico, folklore e non ultimo al rispetto, in seno alla loro fruibilità, dei beni naturalistici. Il Consorzio, attento alla formazione professionale di nuove risorse umane specializzate, accoglie ogni anno numerosi stagisti, sardi, italiani e stranieri.
Dal punto di vista amministrativo è diretto da un Consiglio d’Amministrazione, eletto dai rappresentati dei venti comuni, che si avvale della collaborazione di diverse società o cooperative specializzate nel settore turistico e culturale. Siffatto sistema non lede l’autonomia di ogni singolo Comune in quanto ognuno gestisce autonomamente i propri musei e i propri beni culturali, anzi rappresenta un valore aggiunto primario, che permette al territorio di proporsi compatto e in maniera unitaria, diversificando l’offerta turistica secondo le esigenze dei visitatori.".

I Comuni del Consorzio (vedi elenco più sotto)

"I venti comuni della Marmilla si adagiano su un’area centrale della Sardegna, collocata in posizione strategica al crocevia tra le fertili piane dei due Campidani, lungo i percorsi storici per i golfi di Cagliari e di Oristano, porti d’approdo privilegiati dagli antichi popoli del mare. Il luogo, vicino alle zone minerarie del massiccio del Linas da un lato, e del Monte Arci dall’altro, è da sempre un passaggio obbligato per la via del Gennargentu, in quanto terra di mezzo tra il Campidano e le Barbagie. Caratterizzato da verdi e dolci colline attraversate da molti corsi d’acqua, il territorio vanta numerose aree d’interesse naturalistico.
Come dimostrano le costanti e numerose testimonianze antropiche, la Marmilla è stata nei secoli una terra ambita. Oltre le frequenti tracce del Paleolitico, ancora poco valorizzate rispetto alla loro importanza, si contano una decina di domus de janas, cinque tombe dei giganti e oltre 120 nuraghi, di cui gran parte visitabili e, alcuni, gestiti da cooperative. Sono innumerevoli invece gli insediamenti punici e romani sparsi nelle campagne e talora sovrapposti a quelli delle culture precedenti. Le chiese romaniche e gotico catalane costellano l’intero territorio. a testimoniare la floridezza dell’area nel Cinquecento sono gli oltre 20 retabli (retro tabula altaris), tra i più importanti della Sardegna.
Del seicento rimangono 20 statue lignee in estofado de oro, e tante altre ridipinte, o più tarde, custodite nelle imponenti e ricche chiese spagnole, impreziosite dagli arredi marmorei policromi del settecento e ottocento di scuola genovese. Per valorizzare tanta ricchezza artistica, il territorio si è organizzato per gestire i propri siti culturali diversificati nell’offerta e specializzati dal punto di vista scientifico.".

- Barumini
- Collinas
- Furtei
- Genuri
- Gonnostramatza
- Las Plassas
- Lunamatrona-
- Mògoro
- Pauli Arbarei
- Sanluri
- Sardara
- Segariu
- Setzu
- Siddi
- Tuili
- Turri
- Ussaramanna
- Villamar
- Villanovaforru
- Villanovafranca

Fonte del logo e del testo: Consorzio "Sa Corona Arrùbia"



Il Consorzio Sa Perda e' Iddocca
Il turismo nel centro Sardegna

"La leggenda narra che Iddocca, Regina nuragica, dopo aver appreso della morte della figlia in battaglia, presa da grande dolore, scagliò da una rupe dei giganteschi massi utilizzati per costruire il nuraghe del villaggio ed essa stessa si pietrificò.
Da questa leggenda prende il nome il Consorzio Turistico Sa Perda ‘e Iddocca, un consorzio di 11 comuni, costituitosi nel 1998 allo scopo di promuovere lo sviluppo turistico del territorio.".

Il Consorzio è attualmente composto dai Comuni di


   Allai
   Asuni
   Genoni
   Gesturi
   Laconi
   Meana sardo
   Nuragus
   Nurallao
   Ruinas
   Samugheo
   Villanovatulo

Statuto del Consorzio "Sa Perda 'e Iddocca"

Fonte del testo e del logo: Consorzio "Sa Perda 'e Iddocca"

Facebook: Consorzio turistico Iddocca
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